“Per la prima volta vedo tremare i potenti davanti alle domande del giudice Di Matteo e mi sembra che quell’idillio stia crollando e che quel castello di menzogne prima o poi verrà meno”. Lo ha detto Massimo Ciancimino arrivato in bici in via D’Amelio per il 22esimo anniversario dell’uccisione del giudice di Paolo Borsellino e dei cinque agenti della scorta. “Io ho portato i responsabili di quella strage alla sbarra ma sono ancora in tanti a mancare in quell’aula – ha aggiunto-. Non sono mai stato orgoglioso di mio padre per quello che ha fatto e ho fatto la mia scelta perché mio figlio sia orgoglioso di me” “Sono uno dei responsabili di quello che è successo in via D’Amelio e sono uno dei pochi che ha la faccia e il coraggio di venire qui e venirlo a dire”, dice ai giornalisti, mentre è accolto con abbracci e sorrisi dalle Agende Rosse. “Ho portato qui mio figlio che sta iniziando a capire tutto e sa che il motore di tutto quello che ho fatto è lui – ha aggiunto – Per me due date sono importanti, e le ho tatuate sul braccio, quella della nascita di mio figlio e il 19 luglio 1992”. “Massimo Ciancimino è un uomo che cerca di uscire da un certo tipo di mondo. Circa un mese fa abbiamo avviato una raccolta fondi per coprire le spese della pubblicità delle manifestazioni del 19 luglio e Massimo ha fatto una donazione ’semplice’ che rientra nei 300 euro”, dice Angelo Garavaglia, componente del direttivo nazionale di Agende Rosse, spiegando ai giornalisti il senso dell’abbraccio di questa mattina, in via D’Amelio, fra alcuni attivisti e Massimo Ciancimino. All’arrivo del presidente della Commissione antimafia Rosi Bindi in via d’Amelio, a Palermo, i rappresentanti delle Agende Rosse hanno invece girato le spalle alzando in alto l’agenda rossa. E’ questa la forma di contestazione scelta dalle agende rosse per dire ’no’ alla presenza delle istituzione nel luogo della strage in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta.