Quando uscì, diversi mesi fa, la notizia fece scalpore. Perché per quanti ne condivisero allora l’orrore, sapere che un fatto ripugnante come la strage del Circeo, sarebbe divenuto una sorta di film-tv non fu certo accolta con ‘favore’. Come molti ricorderanno infatti, al centro della vicenda l’atroce destino di due povere ragazze – Donatella Colasanti (Roma, 1958-2005) e Rosaria Lopez (Roma, 1956-1975) – che, conosciuti alcuni giovani della cosiddetta ‘Roma bene’ (Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira), vennero da questi condotte con la scusa di una festa, nella villa al mare di uno di loro, e qui furono invece torturate, stuprate, e massacrate di botte fino ad morirne, O meglio, delle due – credute morte- una sopravvisse (la Colasanti, nella foto il giorno del ritrovamento), raccontando l’orrore e contribuendo così all’arresto dei tre ‘mostri’. Ad oggi dei tre ‘macellai pariolini’ è Angelo Izzo – salito agli albori delle cronache per un secondo caso di stupro, tortura ed omicidio – l’unico ‘ospite’ delle carceri italiane. Ebbene, come dicevamo, alcuni mesi fa era stato Riccardo Tozzi – noto patron della casa di produzione ‘Cattleya’ – ad annunciare che la serie tv non avrebbe ripercorso gli orrori della notte compresa fra il 29 ed il 30 settembre del 1975 al Circeo, ma si sarebbe invece concentrata sul processo che ne seguì. Ma non solo, in seguito fu anche reso noto che si stava lavorando alla sceneggiatura con Lisa Nur Sultan (oggi conosciuta per aver lavorato al film su Cucchi, ‘Sulla mia pelle‘), e Flaminia Grassi.
Un massacro interno agli ‘anni di piombo’
Val la pena spiegare che il massacro del Circeo avvenne in un periodo storico di suo abbastanza ‘funestato’ dalle violente e reciproche sparatorie che contrapponevano i giovani dell’estrema destra a quelli dell’estrema sinistra. Anni di vere e proprie ‘mattanze‘ che contribuirono alla ‘saga degli anni di piombo’ poi culminata nel rapimento Moro.E a quanto sembra, fra i tre del Circeo qualcuno non era certo ‘immune’ dalla militanza estremistica nella destra e questo, nell’ambito di una sceneggiatura spalmata su più puntate, inevitabilmente comporterebbe un percorso narrativo (e quindi anche giudiziario), che finirebbe per legarsi a tante di quelle labirintiche ramificazioni anche criminali, che oggi in moltissimi – nella Capitale e non – sono certamente più disposti a voler dimenticare piuttosto che a ricordare.
Una storia ancora ‘troppo viva’ per ripercorrerla
Per certi versi, si potrebbe parlare di una storia comunque sgradevole, soprattutto per la brutale forza ‘narrativa’ con la quale ‘sorprese’ – traumatizzandola – l’opinione pubblica. Oltretutto, così come capitato per la serie tv intitolata al ‘Mostro di Firenze’ (con un superlativo Ennio Fantastichini), si parla di vicende ancora ‘fresche’, ancora vive nel ricordo degli italiani e dunque difficili da metabolizzare al punto di essere ‘accettate’ come un mero fatto di cronaca. Probabilmente ripercorrere fatti di cronaca così inquietanti richiede davvero un ricambio generazionale, non solo per essere raccontato in ‘totale libertà’ ma, soprattutto, per ripercorrerlo da spettatori con il giusto distacco emotivo…
La Cattleya: “quanto riportato dai quotidiani è inesatto”
Tornando ai giorni nostri, proprio ieri un quotidiano nazionale ha riportato la notizia che, proprio in virtù della stesura della sceneggiatura, per conto della ‘Cattleya’ sarebbe stato contattato proprio Angelo Izzo. Una notizia che oggi la società di produzione ha assolutamente smentito attraverso una nota dove viene spiegato che la ‘Cattleya’ “non ha avuto contatti diretti o indiretti con il signor Angelo Izzo e ribadisce con fermezza di non aver mai nemmeno pensato di coinvolgerlo nel suo progetto di ricostruzione drammatica del terribile fatto di cronaca del Circeo” pertanto, conclude la nota, “quanto riportato dal quotidiano, pertanto, è totalmente inesatto”.
Max