Storicamente, la prima testimonianza scritta riconducibile a un volgare italiano – per alludere agli albori dell’uso comune – è documentata da un placito notarile conservato nell’Abbazia di Montecassino, proveniente dal Principato di Capua e risalente al 960: è il Placito cassinese. Tuttavia, a furor di popolo – ed è anche giusto – il papà della lingua italiana è Dante Alighieri. Dunque, da allora, ne sono passati di secoli ma, come spesso accade, ancora oggi il suo uso (specialmente scritto), spesso può risultare ‘intellegibile’ come, di contro, anche equivocabile.
Il problema, come molti noteranno – e non si capisce perché – si pone quando la lingua italiana scritta viene presa in prestito dalla burocrazia (uffici comunali, prefetture, uffici notarili, istituzioni politiche) dove, attraverso un ‘guazzabuglio’ di codici, norme, e sillogismi funambolici – parafrasando il suo creatore – si trasforma in una ‘bolgia infernale’. Quel che ne esce è una spesso ‘divertente’ miscellanea tra la famosa lettera di Totò e Peppino e un passaggio manzoniano! In poche parole chi scrive sa ciò che ‘vorrebbe’ comunicare ma, chi legge, è invece suo malgrado portato a confondersi (di qui le famose code agli sportelli comunali!).
Tanto per spiegarci meglio, anche se non ci riferiamo a un caso limite come se ne trovano altrove, riportiamo quanto accaduto in questi giorni, con il bravo Alessandro Gassmann, suo malgrado, ‘obnubilato’ da un’ordinanza dal comune di Massa che, cercando di ovviare alla piaga della prostituzione, invita le ‘signorine’ a non indossare abiti e, soprattutto atteggiamenti provocanti, esplicitamente usati per adescare i clienti in strada.
L’attore si è così imbattuto nella pubblicazione nelle nuove disposizione della polizia municipale locale leggendo in alcuni passaggi: “Il nuovo regolamento del Comune di Massa prevede multe per chi mendica e per le donne che vestono in modo provocante… ricoveratelasindaca”.
Del resto il nuovo regolamento, all’articolo 12 pone il divieto di “porre in essere comportamenti diretti in modo non equivoco ad offrire prestazioni sessuali a pagamento, consistenti nell’assunzione di atteggiamenti di richiamo, di invito, di saluto allusivo, ovvero nel mantenere abbigliamento indecoroso o indecente in relazione al luogo. La violazione si concretizza con qualsiasi ulteriore atteggiamento o modalità comportamentali, incluso l’abbigliamento, suscettibili di ingenerare la convinzione che la stessa stia esercitando la prostituzione“. Come interpretarlo? Letto così può indurre chiunque a pensare che, basta che una ragazza indossi un top ed una minigonna perché risulti ‘sospetta’! E’ altresì vero, ma qui rientriamo nel ‘buon gusto’, che sul look di alcune giovani ci sarebbe da dire e molto, ma questo è un discorso a parte.
Dunque un Twitter, quello di Gassmann, buttato lì per farsi una risata. Anche Fiorella Mannoia leggendolo è rimasta stupita, tanto è che ha replicato: “Ditemi che è uno scherzo. I cittadini di Massa accettano tutto questo?”.
Ma ormai l’ennesima diatriba si è messa in moto e, via Fb, prima il vice sindaco, Andrea Cella, ha replicato: “Che un attore famoso spari sentenze a casaccio senza nemmeno informarsi, è veramente troppo. Caro Alessandro Gassmann, noi cerchiamo di contrastare i reati di prostituzione e l’accattonaggio molesto per tutelare i cittadini e la convivenza civile. Fai l’attore, va! Se proprio ti sta a cuore il nostro regolamento, passa di qua che te lo spiego meglio, così la prossima volta non fai figuracce“.
Poi è stata la volta del sindaco di Massa, Francesco Persiani (non sindaca come aveva scritto l’attore), il quale ha affermato “Sono stati strumentalizzati alcuni termini contenuti nell’atto attribuendogli un significato ed una valenza arbitraria frutto di un’interpretazione distorta. Sorprende che le critiche vengano oltremodo amplificate da persone, quali Alessandro Gassmann e Fiorella Mannoia, che seppur famose nel mondo dell’arte e dello spettacolo, non appaiono certamente i soggetti più idonei a giudicare la bontà dei regolamenti comunali. Ci spiace – scrive ancora il primo cittadino di Massa – che si stiano strumentalizzando iniziative regolamentari che vanno nella direzione di un miglior funzionamento del controllo e della vigilanza della città facendo assurgere a cronaca nazionale opinioni non soltanto infondate o non rispondenti al vero, ma soprattutto lesive dell’immagine di questa amministrazione e della città di Massa. Per tale motivo, non mancheremo di valutare attentamente i singoli commenti e dichiarazioni, da chiunque provengano, e se ritenuti sussistenti i presupposti di legge, verranno segnalati all’Autorità giudiziaria a tutela dell’immagine della città“.
Bene ha fatto dunque il sindaco a spiegarsi ne siamo tutti felici ma, senza esagerare: valutare addirittura una querela per danno d’immagine ci sembra davvero inopportuno. Del resto, come spiega lo stesso Persiani in un passaggio della sua replica, all’ordinanza sarebbe stato attribuito “un significato ed una valenza arbitraria frutto di un’interpretazione distorta”: signor sindaco, ma il dubbio che ad indurre a tali distorsioni sia stata proprio la forma grammaticale usata non la sfiora? Colga invece l’occasione per invitare sia Gassmann che la Mannoia nella sua bellissima città, per una divertita stretta di mano reciproca.
Figuriamoci se queste ‘baruffe da pianerottolo‘ possono in qualche modo ledere alla cultura ed ai trascorsi di questa bellissima città, tra l’altro Medaglia d’Oro al Merito Civile, come spiega la motivazione: ‘Città strategicamente importante, situata sulla linea gotica, fu oggetto di atroci rappresaglie e rastrellamenti e di devastanti bombardamenti che causarono la morte di centinaia di concittadini e la quasi totale distruzione dell’abitato. La popolazione, costretta all’evacuazione, dovette trovare rifugio sulle montagne e nei paesi vicini, tra stenti e dure sofferenze. Partecipava generosamente alla guerra partigiana e con dignità e coraggio affrontava, col ritorno alla pace, la difficile opera di ricostruzione morale e materiale.’…
Max