Tra i più significativi artisti di tutto il Novecento Mario Merz e sua moglie Marisa, sono i protagonisti di un’interessante retrospettiva, curata da Claudio Crescentini, Costantino DOrazio e Federica Pirani, che avrà luogo al MACRO dal 18 febbraio al 12 giugno 2016. La loro attività artistica, cominciata con l’arte povera, si distingue per la stretta relazione che ha legato i due per oltre cinquant’anni e nel quale è riscontrabile una forte connessione intellettuale, nonché artistica caratterizzata però da una spiccata individualità. L’esposizione vuole mettere alla luce l’esperienza dei due con particolare riferimento al rapporto con Roma e, si apre con alcune delle opere che i coniugi avevano pensato insieme, ponendo in evidenza la collaborazione artistica, dove nessuno dei due prevale sull’altro, non a caso per il sottotitolo della mostra è stata scelta una celebre frase di Marisa: “Sto in quella curva di quella montagna che vedo riflessa in questo lago di vetro. Al tavolo di Mario”, che spiega esattamente la compatibilità che li fondeva ma che rispettava al medesimo tempo la singolarità di entrambi. Come conferma la figlia: C’è sempre un pezzettino di Marisa nelle opere di Mario, e viceversa. Il valore di questa retrospettiva è grande, perché è la prima volta che si costruisce una mostra con opere pensate da loro due insieme”, continua Beatrice Merz “mio padre era interessato a un’arte più sociale e rivolta verso il prossimo, mentre mia madre era più intimista e femminile: sembrano aspetti molto lontani, che tuttavia poi si sono sempre riuniti. La stessa cosa del resto accadeva a casa, dove c’era un dialogo continuo tra la vita e l’arte”.
Il percorso espositivo continua, appunto, con il loro rapporto con Roma; per la prima volta esposta nella posizione verticale che Mario aveva pensato, l’aspirale a neon che realizza nel 2006 per il foro di Cesare. La Merz attua diversi progetti tra il 1960 e il 1970 nella Capitale: dalle mostre personali presso la Galleria L’attico, all’azione presso l’Aeroporto dell’Urbe quando partecipa nel 1970 a un sorvolo della città. L’esperienza di Marisa è documentata da un reportage fotografico di Claudio Abate.
Procedendo negli spazi espositivi del MACRO, lo spettatore si imbatterà sull’intera vicenda artistica di Marisa Merz dai ricami in filo di rame alle installazioni con la cera fino alle sculture in nylon nel continuo tentativo di restituire il suo carattere casuale, ma coerente, in un’esperienza di incredibile e continua creatività, nonché dall’innovazione, riscontrabile nella sezione dedicata alla pittura, dove è evidente la capacità totale dell’artista dell’uso di diversi materiali: acrilico, plastica, carta, metallo. Mettendo, infine, in evidenza la grande vitalità della Merz che quasi novantenne procede nei suoi sviluppi artistici, con grande energia creativa.