“La sentenza non cambia le cose: non mi restituirà certamente le gambe. In questo momento penso esclusivamente a riprendermi, consapevole che la giustizia debba fare il suo corso. Non mi importa sapere se chi mi ha fatto del male sia punito con 16 o 20 anni di prigione. Nessuna sentenza mi può fare ritornare come prima. So di dovermi confrontare con una realtà diversa, che sto affrontando con positività e determinazione. Il mio sogno è tornare a camminare; mi sto impegnando ogni giorno per realizzarlo e gli insegnamenti dello sport mi stanno aiutando in questa nuova dimensione. Il destino non si può cambiare, ma posso indirizzare la mia realtà: non posso fare quello di prima? Farò altre 100mila cose con impegno e sempre col sorriso”.
Conferma di non aver smarrito la sua proverbiale maturità, ed un forte senso di logica Manule Bortuzzo, commentando l’avvenuta condanna a 16 anni di carcere per i suoi aggressori: Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano.
Come molti ricorderanno, la notte de l2 febbraio scorso, mentre il promettente nuotatore e la sua fidanzata Martina Rossi stavano acquistando le sigarette presso un distributore in zona Axa (a Roma), vennero improvviso raggiunti da due giovinastri sopra uno scooter. Senza dar loro tempo di reagire, come hanno poi confermato le videocamere poste accanto alla macchinetta delle sigarette, i due aprirono il fuoco contro Manuel, lasciandolo a terra. Purtroppo a seguito di quella che doveva essere ‘una spedizione punitiva’ ai danni di un altro giovane, il Bortuzzo ha perso l’uso delle gambe, salutando per l’atro l’agognata carriera sportiva per sempre.
Oltre all’aggravante della premeditazione, la condanna comprende anche la detenzione e la ricettazione di arma da fuoco, ma non quella degli abietti e futili motivi. In attesa di discutere il risarcimento in sede civile, a favore di Manuel Bortuzzo, il gup di Roma Daniela Caramico D’Auria ha disposto anche di una provvisionale di 300mila euro.
Al termine dell’udienza il legale dela famiglia Bortuzzo, avv. Massimo Ciardullo, ha affermato: “Mi sembra una sentenza giusta, l’impianto accusatorio ha retto, compresa la premeditazione e non sono state riconosciute le attenuanti. Il padre di Manuel al telefono mi ha chiesto se era una sentenza giusta e ho detto di sì”.
Inizialmente Elena neri, pm romano, aveva chiesto per i due ragazi di Acilia, una condanna di cracere di 20 anni. Tuttavia, reo confessi, i due giovinastri hanno scelto la formula abbreviata che, in caso di condanna, come poi accaduto, garantisce lo sconto di un terzo della pena.
Max