(Adnkronos) – Uno dopo l’altro, in rapida successione. Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti, leader della Lega e ministro dell’Economia leghista, parlano della stessa cosa. L’utilizzo del bancomat e, capovolgendo la prospettiva, quello del contante. Sintetizzando, uno dice che chi usa le carte al bar per un caffè “è un rompipalle”, l’altro che è giusto “cambiare ristorante” se non accetta i pagamenti digitali.
“Se uno vuole pagare due euro il caffè con la carta di credito è solo un rompipalle. Io cerco di pagare solo in contanti, perché a me piace andare a prelevare al bancomat”, confida ai giornalisti Salvini, ergendosi a paladino della banconota. ”Credo che se tutti quelli che trovano dei ristoratori che rifiutano bancomat o carte di credito per il pagamento” cambiassero ristorante ”probabilmente tutti si doterebbero della macchinetta”, dice Giorgetti in Parlamento. Rivolgendosi a Luigi Marattin, secondo cui si toglie la libertà di scegliere come pagare, il ministro risponde: ”Ha la libertà di cambiare ristorante e le suggerisco di farlo”.
Si darà che una cosa è il caffè e un’altra il conto del ristorante ma il concetto è lo stesso. Il tentativo, condiviso, è quello di giustificare la scelta del governo che ha eliminato l’obbligo di accettare bancomat e carte di credito sotto i 60 euro. Ma le posizioni di Salvini e Giorgetti sono la fotografia di una valutazione diversa, e opposta, del problema. Uno dice viva le banconote, l’altro che la misura non deve penalizzare i pagamenti digitali.