La lunga lotta tra Italia e Unione Europea sembra oramai giungere a conclusione. Dopo il muro alzato in questi mesi da Di Maio e Salvini che volevano a tutti i costi che la manovra economica non fosse cambiata di una virgola, ora i due vice premier sembrano aver instaurato un clima distensivo nei confronti dellUnione Europea. Specie da quando lUnione Europea ha avviato la procedura di sanzione nei confronti del nostro Paese, dopo il no sulla manovra. Ora toccherà ai due vice premier far cambiare opinione a Bruxelles. Nel dettaglio, le modifiche riguarderebbero in particolar modo un ritocco alle cifre decimali, muovendo il rapporto deficit/Pil da quel 2,4% così indigesto alla Ue, ma non toccando assolutamente i cardini della manovra. Che, secondo quanto fatto trapelare da fonti governative alla stampa, rimane immobile a 37 miliardi. Su questo sentiero vuole in questo momento operare la giunta Lega-M5s nella difficile risoluzione con lEuropa per non incappare ed eliminare lavviamento dellinfrazione. Per non abbassarsi ulteriormente sotto i 37 miliardi -lo 0,2% concesso alla Ue equivale a 3 miliardi in meno- ci si sta adoperando per rivedere le voci di spesa e tenere fissi dunque i saldi. Trasferendo, ad esempio, le poste sulle infrastrutture, a cominciare dai costi per il dissesto idrogeologico che non influirebbero in negativo sul rapporto deficit/Pil.b In fondo “un dialogo sereno e costruttivo con lEuropa sicuramente ci aiuterà a rassicurare i mercati finanziari e avere la fiducia degli investitori”, aveva sottolineato Conte in mattinata. Sullo spread “mi sembra che ci sia stato qualche segnale positivo. Ovviamente dobbiamo tutti fare la nostra parte per realizzare quel sistema Italia per dare fiducia agli investitori”. Le borse “devono sentirsi rassicurati che noi siamo un governo che agisce con un piano ben preciso, la manovra è ben strutturata e abbiamo le idee molto chiare”, ha concluso il premier.