“Superare il rigorismo che genera instabilità. Andrò in Europa e non presenterò un libro di sogni, ma riforme”, con queste parole Giuseppe Conte ha fatto il suo ingresso alla Camera per mostrare il piano del prossimo Consiglio europeo e i punti italiani. Ma alla fine Conte commenta anche la manovra di Bilancio e del tavolo con Jean Claude Juncker. Conte lo fa con una premessa: “Quanto alla discussione allEurosummit, vale una considerazione che si applica anche al nostro rapporto con lEuropa per quanto riguarda la legge di Bilancio”. Il primo ministro mostra che “occorre superare un rigorismo miope che pretende di combattere linstabilità con misure che invece finiscono per favorirla. LEuropa deve perseguire un rapporto equilibrato tra riduzione e condivisione del rischio”. Il presidente del Consiglio interviene in unaula piena di molti posti non occupati della maggioranza e fa appisolare Vittorio Sgarbi, seduto, solitario e in bella mostra, al banco dei 9, nel mezzo dellemiciclo, proprio opposto ai posti del governo. Lo sveglia un assistente daula, il deputato lo guarda incredulo e si rimette a dormire con le braccia conserte sullo scranno. “Non andrò a Bruxelles con il libro dei sogni ma con lo spettro completo del progetto riformatore del governo: mi confronterò sui numeri consapevole che la manovra risponde a esigenze del Paese ma entro i vincoli europei”, ribadisce Conte, nella seconda parte della sua seduta. Ha trattato di Brexit, delle politiche dellimmigrazione, delle disposizioni nei confronti della Russia, del bilancio comunitario, della legge bancaria. Ma la maggior parte del suo discorso fa riferimento al dialogo con LUe sulla manovra economica. Lo fa per sostenere che “In queste settimane non abbiamo mai interrotto i canali del dialogo, ho lavorato per avvicinare le posizioni e per spiegare in tutte le sedi la coerenza della manovra e i suoi effetti virtuosi”. Il presidente del Consiglio però afferma: “Non intendo distogliere lattenzione dai saldi finali di bilancio, che determineranno uno scostamento del disavanzo primario”.