Il governo italiano sta elaborando la manovra finanziaria per il 2024, concentrandosi su due aspetti principali: la riforma del sistema pensionistico e il taglio delle tasse per il ceto medio. Le misure in discussione includono una possibile revisione delle finestre di uscita per l’anticipo pensionistico e l’eventuale riduzione delle aliquote fiscali per 8 milioni di contribuenti del ceto medio. In parallelo, il governo mira a confermare il taglio del cuneo fiscale già previsto per 14 milioni di lavoratori. In totale, queste modifiche potrebbero interessare fino a 22 milioni di contribuenti, ma la fattibilità delle proposte dipenderà dalla disponibilità di risorse economiche.
Attualmente, i lavoratori che hanno accumulato 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) possono ritirarsi con tre mesi di attesa, ma il governo sta considerando di estendere questo periodo a 6-7 mesi. Questa modifica permetterebbe di risparmiare risorse significative.
Aggiornamento ore 9,30
Il governo sta esaminando la possibilità di non rinnovare Opzione Donna e Ape Sociale, due strumenti che hanno permesso finora a molti lavoratori di accedere a un’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Anche il meccanismo di rivalutazione delle pensioni potrebbe subire un ritocco, con una possibile riduzione per gli assegni di importo più elevato. Tra le proposte allo studio c’è anche quella di destinare obbligatoriamente una parte del TFR, il 25%, alle forme pensionistiche integrative, una misura che potrebbe ridurre l’onere per lo Stato.
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La conferma del taglio del cuneo fiscale rappresenta una delle priorità della manovra 2024. Attualmente, 14 milioni di lavoratori beneficiano di questa riduzione, che ha l’obiettivo di aumentare il potere d’acquisto delle famiglie italiane riducendo il costo del lavoro. Il governo intende mantenere questo intervento anche per il prossimo anno, garantendo così continuità a una misura considerata fondamentale per stimolare l’economia.
Parallelamente, il governo sta valutando la possibilità di unificare le prime due aliquote dell’IRPEF, una semplificazione fiscale che potrebbe portare ulteriori benefici a una vasta platea di contribuenti. Questa riforma rientra nella più ampia delega fiscale che mira a una riduzione graduale della pressione fiscale in Italia, con un occhio di riguardo per i ceti medi.
Un altro pilastro della manovra in fase di definizione è l’operazione “ceto medio”. Questa proposta prevede una riduzione dell’aliquota intermedia dell’IRPEF dal 35% al 33% e un aumento della soglia di reddito per il secondo scaglione da 50.000 a 60.000 euro. Questa misura avrebbe un impatto positivo su circa 8 milioni di contribuenti, che si troverebbero a pagare meno tasse, favorendo così una maggiore equità fiscale.
Il costo stimato di questa operazione si aggira intorno ai 4 miliardi di euro, e la sua attuazione dipenderà dalla capacità del governo di reperire le risorse necessarie. Questa iniziativa fa parte di una strategia più ampia volta a sostenere il ceto medio, che spesso non ha beneficiato delle riduzioni fiscali precedenti.
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