(Adnkronos) – “E’ importante che sia approvato ed entri in vigore al più presto il codice dei crimini internazionali”. Lo afferma all’Adnkronos Maurizio Block, procuratore generale militare presso la Corte di Cassazione, all’indomani dell’incriminazione e del mandato di arresto per Vladimir Putin spiegando che in assenza di quel codice l’autorità giudiziaria italiana potrebbe dover fare i conti con un vulnus e avere delle problematiche nel decidere, ad esempio, un’eventuale consegna del presidente russo se venisse arrestato nel nostro Paese.
“Molta gente – spiega Block – si chiede se l’Italia abbia o meno la giurisdizione per portare a termine l’esecuzione di un ordine di arresto per Putin se venisse in Italia. Avendo il nostro Paese ratificato lo Statuto di Roma, istitutivo della Corte Penale internazionale ed emesso una successiva legge attuativa nel 2012, deve eseguire un eventuale ordine di arresto. E pur avendo Putin una immunità personale, essendo capo di Stato estero, è vero anche che prevale l’obbligo che l’Italia ha assunto di eseguire gli ordini della Corte penale internazionale in quanto ius cogens. Se quindi l’Italia potrebbe senza dubbio eseguire un arresto del genere, “problemi potrebbero porsi nel momento in cui la corte di appello di Roma, competente nel merito, dovesse decidere la sussistenza dei presupposti per consegnarlo alla Corte penale internazionale: in tal caso dovrebbe valutare se i reati per cui Putin è incriminato sono previsti nel nostro ordinamento. In tal caso l’ipotesi di reato dovrebbe essere quella di deportazione di fanciulli, che nel nostro ordinamento non è specificamente prevista, e non avendo l’Italia ancora approvato il codice dei crimini contro l’umanità, la corte di appello di Roma potrebbe avere criticità nel ravvisare, nel nostro ordinamento, un’ipotesi di reato uguale a quella per cui è stato chiesto l’arresto. L’Italia deve dunque al più presto approvare il codice dei crimini internazionali contro l’umanità per evitare di ritrovarsi in questo tipo di problematiche con conseguenti cadute di immagine a livello internazionale”.