(Adnkronos) – I risultati del progetto Heritage Lab, realizzato in una partnership tra Manageritalia Lombardia e Iulm, e le proposte di valorizzazione del Sacro monte di Varese sono stati presentati ieri presso la sede dello Iulm nel convegno Heritage lab talk ‘Contenuti e proposte per il sacro monte di Varese’ con Paolo Scarpa presidente Manageritalia Lombardi, Stefania Tamborini, dirigente ufficio patrimonio, imprese culturali e siti Unesco della Regione Lombardia, Ivana Perusin, vice sindaca Comune, Giorgio Palmucci, presidente Enit, Paolo Scarpa presidente Manageritalia Lombardia, Damiano De Crescenzo, il coordinatore di Heritage Lab di Manageritalia ed il presidente Enit, Giorgio Palmucci.
Il progetto ha unito i manager del turismo lombardi e gli studenti della facoltà di Hospitality Management dello Iulm, ed è partito lo scorso 20 dicembre con la firma dell’accordo tra Iulm e Manageritalia, con l’obiettivo di migliorare la gestione dei siti turistici in Italia affidandosi a modelli e competenze manageriali e all’iniziativa dei giovani. Per rendere più competitiva e professionale la ricezione turistica, adeguandola agli standard di altri Paesi, valorizzare i tesori – anche quelli meno conosciuti – del patrimonio italiano.
Si è deciso di partire così dal Sacro Monte di Varese, uno dei 12 siti del patrimonio Unesco che si trovano in Lombardia, per progettare idee e strategie di comunicazione e modernizzare la gestione. Cosa tanto più utile se si pensa che oltre la metà dei turisti della provincia di Varese sono stranieri, e provengono da Germania, Svizzera, Liechtenstein, Francia, USA, Cina, Giappone, Corea del Sud, territori con elevati standard qualitativi nella gestione del turismo.
L’indagine ha individuato tre motivazioni specifiche che spingono i turisti a visitare il sito Unesco del Varesotto (turismo culturale, religioso e naturalistico) e altrettante azioni urgenti necessarie a migliorarne la fruibilità (in particolare una migliore esperienza della visita, l’accessibilità dei percorsi e la visibilità on line). Dalle tante soluzioni colte da studenti e manager viene fuori la necessità di interventi anche scontati, come la sostituzione dei pannelli informativi e dei cartelli deteriorati, la traduzione dei testi – almeno in inglese – il miglioramento della fruibilità e l’accessibilità per i diversamente abili (per esempio dotandosi di carrozzelle elettriche e utilizzando l’alfabeto braille per le informazioni).
Tra le innovazioni proposte la possibilità di lasciare offerte per la manutenzione del sito anche con pagamenti digitali tramite app o QR code, cosa cui i turisti stranieri, in particolare cinesi, sono abituati in tutto il mondo, o prevedere un servizio di e-bike a noleggio per raggiungere il santuario direttamente dal centro di Varese, che dista appena 5 kilometri, unendo sport, cultura e natura.
Altre proposte riguardano la necessità di far dialogare il sito col resto del territorio creando un’unica grande area turistica con i siti vicini, in cui realizzare eventi religiosi e culturali, dare la possibilità di campeggiare e praticare attività sportive, realizzare biglietti e guide turistiche, anche e soprattutto digitali, cumulativi, magari grazie ad un app specifica. Senza dimenticare poi la necessità di comunicare meglio e di più, anche tramite il web e strumenti e innovazioni digitali (podcast e guide virtuali se non ologrammi).
Un lavoro che mette in evidenza quanto possa migliorare la gestione del turismo nel nostro Paese grazie all’utilizzo di modelli manageriali, normalmente applicati alle aziende, ma particolarmente validi anche nella gestione dei beni culturali.
I risultati del progetto, presentati da Chiara Botturi, Victor Elia Ferrari e Giustina Ossoli, tre degli oltre 60 studenti che hanno lavorato ad Heritage Lab, hanno dato luogo a un intenso dibattito tra i partecipanti istituzionali, manager e studenti che si è svolto ieri.
Manuela De Carlo, coordinatrice del corso di laurea magistrale in hospitality and tourism management ha sottolineato: “Un progetto nato da un’idea di Manageritalia Lombardia e condotto da manager di grande esperienza nel settore come Damiano De Crescenzo, Mario Mazzei e Silvestro De Bolfo, sempre pronti a interessarsi di giovani e formazione che noi abbiamo sposato subito con entusiasmo. Questo primo progetto pilota sul Sacro monte ora entrerà come best practice nel programma del nuovo corso di ‘Destination management’ dello Iulm”.
Paolo Scarpa, presidente di Managerialia Lombardia ha spiegato che “per noi il turismo è un settore fondamentale e questo progetto è in linea con valori che portiamo avanti, ovvero la valorizzazione del territorio e guardare a nuove generazioni con formazione e mentoring. L’obiettivo naturalmente è di espandere questo lavoro a tutti i siti Unesco della Lombardia e del Paese, grazie all’apporto manageriale dei nostri dirigenti volontari che aiuteranno anche i ragazzi a capire la propria strada”.
Per Ivana Perusin, vicesindaca di Varese: “il progetto del Sacro Monte per noi è di fondamentale importanza perché punta i riflettori su un sito bellissimo, non abbastanza valorizzato, in cui negli anni ’80 vivevano 400 residenti ora solo 100, con età oltre 65 anni, mentre asili e scuole sono ormai chiusi. Per questo motivo è fondamentale creare valore per la comunità e rendere il borgo attrattivo, sia ai turisti che ai residenti. I beni culturali non devono solo essere curati, ma anche comunicati, resi accessibili e vissuti e questo progetto, che sposiamo, va proprio in questa direzione”.
Damiano De Crescenzo, coordinatore di Heritage Lab di Manageritalia, ha sottolineato che: “L’iniziativa nasce principalmente dal fatto che l’Italia, pur essendo la meta più desiderata al mondo, pur avendo il più grande patrimonio artistico-culturale e le maggiori risorse naturali e pur essendo il Paese con maggiori siti Unesco al mondo, risulta essere solo al 5° posto nella classifica degli arrivi internazionali! Il progetto mette insieme studenti universitari e manager per un lavoro congiunto che mira ad accendere i riflettori sui beni più preziosi del nostro Paese, a volte poco conosciuti e poco visitati dai nostri stessi connazionali. Questo per offrire un contributo ad enti, istituzioni che spesso devono far fronte a non poche difficoltà per la gestione, per l’ottenimento di fondi e risorse, per gli intralci burocratici etc. Un’esperienza da esportare in altre regioni, creando un format permanente perché il nostro immenso patrimonio, siamo convinti che richieda, e meriti, una gestione manageriale più decisa”, ha rimarcato.
Il presidente Enit, Giorgio Palmucci, ha concluso i lavori spiegando che: “Durante la pandemia ci siamo resi conto di cosa vuol dire non avere il turismo in Italia, ora dobbiamo ripatire anche grazie al modello di Heritage Lab per il Sacro Monte, in cui competenze manageriali di primissimo livello si affiancano a giovani forze con tante idee innovative. Si potrà e dovrà replicarlo quale ‘best practice’ per valorizzare gli altri 57 siti Unesco Italiani. È il mio auspicio, e il mio impegno”.