(Adnkronos) – I tre italiani, rapiti in Mali, da diversi anni risiedono nel Paese africano con un gruppo di testimoni di Geova. Lo riferiscono all’Adnkronos fonti informate, secondo cui i connazionali non erano neanche registrati all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire). Molto probabilmente, secondo le fonti, si sentivano al sicuro nonostante risiedessero in un’area molto pericolosa e nonostante usassero nomi locali.
Marito, moglie e figlio sarebbero stati prelevati da un commando, composto da quattro uomini, arrivato a bordo di una Toyota nel villaggio di Sicnina nella regione di Sikasso. Al blitz non avrebbe assistito alcun testimone. Dietro il rapimento dei tre italiani in Mali, rivelano le stesse fonti, potrebbero esserci i terroristi qaedisti del Jnim, acronimo per Gruppo d’appoggio all’Islam e ai musulmani. La zona in cui si trovavano, al confine con il Burkina Faso, è un’area dove è fortissima la presenza di jihadisti. I tre si trovavano a Sincina, nella regione di Sikasso, circa 270 chilometri a sudest di Bamako. Durante il blitz non sarebbe stato aperto il fuoco.