“Il tema degli sport praticabili dalle persone con emofilia è complesso perché non esistono direttive né linee guida. Gli stessi clinici non sanno cosa suggerire al medico sportivo. Occorre valutare caso per caso, ma a breve arriveranno le linee di indirizzo di FedEmo e gli emofilici potranno dedicarsi allo sport preferito riducendo al minimo il rischio”. Così Angelo Lupi, segretario generale di FedEmo, ha commentato la questione dello sport nei pazienti emofilici durante l’incontro online ‘Il ruolo della medicina riabilitativa in emofilia: prevenzione e cura’, promosso da Aves Odv – Associazione volontariato emofilici e similemofilici di Parma, nell’ambito del tour di ‘Articoliamo’, campagna sostenuta da Sobi con il patrocinio di FedEmo.
La regolare e appropriata attività fisica è infatti un aspetto chiave nella gestione dell’emofilia, necessaria sin da piccoli per prevenire i danni articolari e mantenere in buona salute il sistema muscolo-scheletrico. “Quando ci troviamo davanti a un paziente che vuole fare un determinato sport e non è disposto a rinunciarvi, le linee guida servono a poco – ha sottolineato Antonio Frizziero, specialista in Medicina fisica e riabilitativa, professore associato all’Università degli Studi di Parma – D’altronde il Coni non può fare una discriminazione palese tra gli sport concessi agli emofilici e quelli che non lo sono, perché va valutato caso per caso”.
“Mi auguro che si arrivi a un’apertura verso vari gradi di partecipazione – ha concluso lo specialista – ma serve un contatto maggiore con il medico di base, che ha in mano la storia clinica del paziente; gli allenatori devono fare uno sforzo per conoscere meglio la malattia e noi dobbiamo suggerire cosa potrebbe accadere, qual è il massimo rischio a cui va incontro l’apparato muscolo scheletrico”.