Una donna rientrata da Kinshasa, in Congo, è stata ricoverata a Cosenza dopo aver manifestato febbre e dolori riconducibili alla cosiddetta “malattia misteriosa” che ha causato decine di vittime in Africa, prevalentemente tra i bambini. Il caso ha attirato l’attenzione del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, che stanno conducendo approfondimenti. La situazione di Cosenza segue un episodio simile segnalato a Lucca, dove un paziente con sintomi analoghi è guarito. Le indagini si concentrano sull’identificazione della natura di questa malattia, mentre l’OMS sta esaminando il focolaio nella regione di Panzi, distante oltre 700 chilometri dalla capitale congolese.
Come sta la donna rientrata dal Congo
Il caso di Cosenza riguarda una donna che era rientrata in Italia da Kinshasa, nel Congo, dieci giorni prima della comparsa dei sintomi.
Febbre alta, dolori diffusi e malessere generale hanno portato al ricovero immediato presso l’ospedale locale, dove però non è stata individuata una diagnosi precisa.
La donna, che lavorava nel settore della ristorazione nella capitale congolese, ha visto migliorare le proprie condizioni dopo alcuni giorni di trattamento e attualmente risulta in buone condizioni di salute. Non sono emersi segni di trasmissione della malattia ad altre persone.
Focolaio in Congo: sintomi e primi accertamenti
La malattia, che ha causato numerosi decessi nella regione africana di Panzi, presenta sintomi quali febbre alta, cefalea, raffreddore, tosse, difficoltà respiratorie e anemia. La maggior parte delle vittime sono bambini sotto i 14 anni, il che ha allarmato la comunità scientifica internazionale.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’80% dei campioni analizzati nei luoghi colpiti è risultato positivo alla malaria, ma la natura completa del focolaio rimane incerta. Una squadra di esperti dell’OMS sta conducendo ulteriori test per identificare eventuali altri fattori coinvolti, incluse infezioni coesistenti o nuove patologie.
La precisazione dell’Istituto Spallanzani
Il caso calabrese presenta similitudini con quello segnalato precedentemente a Lucca, dove un uomo rientrato dal Congo aveva sviluppato febbre alta e anemia.
In serata, ‘Istituto nazionale per le malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani‘ Irccs di Roma ha specificato, in merito al caso della paziente a Cosenza, che la struttura non è stata coinvolta nella gestione dei campioni biologici, diversamente a quanto era trapelato in precedenza.
In merito alla paziente, inoltre, è stato chiarito che quest’ultima è stata dimessa dopo che l’Ospedale Annunziata di Cosenza ha appurato la sua completa guarigione.