(Adnkronos) – “Dobbiamo riuscire entro il 2026 a colmare gli organici della magistratura”. E’ l’impegno che ha assicurato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario in Corte d’Appello a Brescia. “Sono già in piedi 3 concorsi per 400 posti, un quarto sta arrivando, con la collaborazione del Csm, dividiamo i compiti. Stiamo abbreviando i tempi, oggi intollerabilmente lunghi: dal momento della domanda al conferimento della toga passano 5 anni”, ha ricordato.
Nordio ha parlato anche della situazione nelle carceri. “Il carcere è una ferita, bisogna aver visto per sapere cosa sia il carcere”, ha detto il ministro della Giustizia. “La vostra problematicità carceraria è alla nostra attenzione, i fondi ci sono”, ha assicurato il ministro, riferendosi agli istituti della città.
“Sono stati assunti 236 educatori – ha ricordato poi, riferendo dati nazionali – anche questa è una cosa che va detta insieme alla gratitudine che tutti vogliamo esprimere alla polizia penitenziaria che lavora in condizioni disagiate e di cui stiamo cercando di aumentare organico e colmare vuoti”. E’ infatti previsto l’arrivo di circa 2mila agenti. I 236 nuovi educatori penitenziari, si apprende, saranno assunti a febbraio, e “completeranno le piante organiche di tutti gli istituti”. Quanto ai nuovi agenti della polizia penitenziaria, arriveranno tra aprile e giugno.
Quando si parla di giustizia “ad essere centrale è il tema delle riforme che ogni governo ritiene necessarie e che sono sempre più ricorrenti. Eppure la giustizia, come ogni altro servizio pubblico, prima ancora che di riforme ha bisogno di essere amministrata e finanziata per riuscire a fronteggiare esigenze ordinarie e straordinarie come quelle imposte dagli obiettivi del Pnrr”, ha detto Giuseppe Ondei, presidente della Corte d’Appello di Milano, nel suo intervento che sancisce l’inaugurazione dell’anno giudiziario.
“Purtroppo, viviamo una bulimia riformatrice, in cui una grande riforma divora la precedente, già dimenticata, senza mai considerare i risultati ottenuti, anche per valorizzare i lati positivi e correggere gli altri. Si ignora il principio basilare per cui anche la giustizia, come qualsiasi organizzazione, richiede una relativa stabilità”, ha evidenziato.
Nella relazione per l’anno giudiziario, il procuratore generale facente funzioni di Roma, Salvatore Vitello, ha evidenziato che nel distretto “sono state emesse n. 36.567 sentenze di primo grado, di queste n. 17.399 sono state pronunce assolutorie, con una percentuale complessiva del 47,5%”.
“E tuttavia, disaggregando il dato complessivo, si può evidenziare come le percentuali di sentenze assolutorie siano difformi a seconda delle sezioni interessate. Infatti, l’analisi dei dati consente di ricondurre la maggiore percentuale di assoluzioni alle sezioni monocratiche dei Tribunali – ha spiegato – gravate dalle citazioni dirette del Pubblico Ministero ed è auspicabile che, in virtù della riforma e del nuovo parametro di giudizio, l’incidenza delle sentenze di assoluzione possa essere ricondotta ad una misura più ‘fisiologica’, con corrispondente ampliamento delle richieste di archiviazione”.