MAFIA: PROCESSO BORSELLINO 4 A REBIBBIA, SPATUZZA ’STRAGI PER SMUOVERE POLITICA’

    Gia’ dal 1997 ho cominciato a dire che la storia della strage di via d’Amelio non era andata cosi’. In particolare dissi qualcosa sul furto dell’auto che poi fu imbottita di tritolo. Ma non seppi piu’ nulla dalle istituzioni. Di piu’ non avrei potuto dire perche’ rischiavo la vita’’. Gaspare Spatuzza parla al processo Borsellino quater davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta, nell’aula bunker di Rebibbia, a Roma. ’’Dal 1992 al gennaio del 1994 la famiglia mafiosa di Brancaccio, a cui io appartenevo, si e’ resa autore di crimini che non entrano nell’ottica sia pur perversa di cosa nostra: alludo alle stragi di Falcone e Borsellino e agli attentati del continente’’, continua. Spatuzza parla di un incontro che si tenne a Campofelice di Roccella. ’’Facemmo un incontro a Campofelice di Roccella – racconta – C’erano Giuseppe Graviano e Cosimo Lo Nigro. Dovevamo pianificare un attentato a ROMA in cui dovevano morire un bel po’ di carabinieri. Io gli dissi che ci stavamo portando dietro morti che non ci appartenevano. Capaci ci apparteneva, via D’Amelio pure. Falcone e Borsellino erano nemici diretti di Cosa Nostra, il resto non ci apparteneva piu’. Se uccido, come a Firenze, persone inermi siamo su un versante abnorme anche per il linguaggio mafioso’’. ’’Graviano – ha spiegato ancora Spatuzza – mi rispose che era bene. Cosi’ chi si doveva smuovere si sarebbe dato una smossa. Chiese se capivamo di politica e spiego’ che c’era di mezzo qualcosa che se andava a buon fine ne avremmo tutti giovato a cominciare dai carcerati’’.