Oggi in provincia di Catania, nelle prime ore del giorno, è stata emessa su richiesta della Procura distrettuale antimafia, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Accusati 23 indagati per associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni e illecita concorrenza. In una nota si legge “Documentati anche rapporti collusivi con imprenditori ed amministratori locali”. Notevole il ’bottino di guerra’, che tra beni aziendali e quote societarie ammonta a circa 50 milioni di euro.
I particolari dell’operazione sono stati resi noti alle 11 durante una conferenza stampa nel comando provinciale dei carabinieri di Catania. Dalle dichiarazioni si evince che lunedì mattina è stato recapitato nella cassetta postale del senatore Roberto Schifani, un bossolo di proiettile di medio calibro, avvolto in un foglio contenente una serie di minacce. Sono stati i componenti della segreteria dell’esponente politico a trovarlo e ad avvertire le forze dell’ordine, facendo scattare l’allarme.
’Ci hai fatto togliere i soldi e te ne sei vantato. Pagherai, e morirai’: così recita (non testualmente) la frase minacciosa rivolta a Schifani, in cui si fa riferimento all’archiviazione dell’indagine per mafia contro di lui. Il senatore in quella sede avrebbe ribadito il proprio merito sui provvedimenti presi contro Cosanostra, tra cui il sequestro di patrimoni mafiosi, acquisito illecitamente e oggetto di compravendite a terzi in buona fede. Inoltre al centro delle indagini c’è l’infiltrazione della mafia siciliana nei settori dei trasporti marittimi e terrestri, dell’edilizia e della grande distribuzione alimentare.