“Mio figlio è stato ucciso da fuoco amico, come abbiamo sempre sostenuto. Chi ha mentito ha infangato la divisa”. A parlare con l’Adnkronos è Annarita Lo Mastro, la madre di David Tobini, il parà della Folgore morto ad appena 28 anni il 25 luglio del 2011, a Bala Mourghab, la parte più impervia dell’Afghanistan, durante un combattimento a fuoco. La Procura ordinaria, con il pm Sergio Colaiocco, lo stesso che si occupa del caso Regeni e del sequestro di padre Dall’Oglio, ha chiesto il 24 settembre scorso l’archiviazione “per l’impossibilità di ricostruire in modo univoco i fatti, non conoscendo il tipo di arma da fuoco e la distanza da cui è stato esploso il colpo”. “Dalle ulteriori attività di indagini effettuate non vi sono elementi che possano permettere in maniera univoca una ricostruzione del fatto che ha portato la morte di David Tobini”, si legge nella richiesta di archiviazione. Che adesso è stata accolta, come scrive oggi Il Messaggero. E’ stato un commilitone che ha sparato da “distanza ravvicinata”. “Il colpo che ha attinto Tobini – si legge nell’ordinanza del giudice – proveniva da dietro in avanti, dal basso verso l’alto e da sinistra verso destra. Può pertanto escludersi ragionevolmente che tale colpo provenisse da ovest, dove si colloca a distanza di 500 – 600 metri, l’insurgent che aveva sparato il colpo mortale”.
Dunque, chi ha sparato a David? Uno dei pochi nomi presenti all’interno dell’ordinanza è quello del coppio di Tobini, il caporal maggiore scelto Luigi Russo. Secondo il giudice avrebbe raccontato il falso in più occasioni riguardo ia dinamica sulla morte del parà romano. Scrive il gip: “Le dichiarazioni del Russo, su cui il Ris basa le proprie conclusioni, devono essere sottoposte ad attento vaglio, essendo non indifferente la sua collocazione alla destra o alla sinistra di Tobini. A tal proposito, Russo ha riferito di essersi collocato – prosegue la giudice – alla destra del Tobini, ma ciò è da escludere”.
“Non mi ritengo indignata sulla chiusura. E’ giusta in termini di legge – dice oggi all’Adnkronos la madre, che non si è mai fermata per avere giustizia – Ogni istituzione ha le sue responsabilità su questo caso, e del tempo perso, e delle prese in giro nei miei confronti”. “Mi sento “fortunata” di essermi imbattuta con questa gip, che nonostante la chiusura , non ha risparmiato: nomi, cognomi, ha avuto il coraggio e l’onestà intellettuale di non risparmiare nessuno in questa faccenda”.
“Una indagine mal iniziata, mal condotta, mal chiusa – denuncia ancora la madre del parà morto dieci anni fa -Una responsabilità con cui i Ris hanno condotto questa indagine. Una responsabilità di chi ha mentito spudoratamente infangando divise. Ringrazio il Gip Roberta Conforti, e ringrazio la procura militare di come a differenza di altri, sta seguendo questa vicenda che da anni mi perseguita, senza pace”. “Non ultimo ringrazio chi politicamente, senza alcuna richiesta da parte mia il Senatore Ferrara che ha preso a cuore la mia vicenda presentando un’interrogazione parlamentare”.
E aggiunge: “Detto questo non ringrazio le tante istituzioni, compreso il ministero della difesa, che ad oggi non si è degnato di una parola, né di una risposta”. “E’ il “padre” delle divise, che ha mancato di rispetto ad un caduto, ed alla dignità della propria madre- conclude – Spero e mi piace pensare, che questa esperienza, insegni alla presunzione in divisa di non permettersi mai più, di sottovalutare una madre, e di non permettersi di infangare immeritatamente il proprio figlio, anche fosse, uno di quelli che hanno, soffocato per sempre”.