“Da sempre l’export è la leva che sostiene la nostra bilancia commerciale e rappresenta quasi un terzo del nostro Pil, nel 2019 il 31,7%. Nel 2020, con l’effetto pandemia, il nostro export ha registrato il dato peggiore dalla crisi del 2009, -9,7% i punti persi. Sono saltate le catene globali del valore, il commercio globale si è fermato per mesi, alcuni settori come trasporti/logistica, tessile/abbigliamento, macchinari hanno risentito di più degli effetti della riduzione della domanda estera. Questo è il contesto al quale dobbiamo reagire e porre le basi per una ripresa veloce”. Lo ha detto Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, nel corso della web conference “Il manager del futuro – La leva dell’export per il rilancio del made in Italy” organizzata dalla Federazione dei manager sulle questioni collegate al tema della internazionalizzazione e dell’export, alla presenza del ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio. “Abbiamo a nostro favore punti di forza e dobbiamo superare i punti di debolezza. Il brand Italia è forte, tradizione, creatività, capacità di prodotto/beni di eccezionale valore, riconoscibilità nel mondo del made in Italy ma il nostro sistema industriale non riesce a cogliere tutte le opportunità. Abbiamo un problema dimensionale: le nostre imprese sono di piccole dimensioni rispetto ai competitor”, ha aggiunto Cuzzilla. Inoltre, ha spiegato, “abbiamo un deficit di competenze: troppe figure che possono fare da ‘agenti commerciali’ non sono manager. Per conquistare un mercato e darci degli obiettivi realisticamente raggiungibili occorre partire da una corretta pianificazione strategica e da un piano di business all’altezza. Bisogna avere competenze strutturate, non solo parlare bene le lingue straniere”.
Bene Mae su interventi internazionalizzazione
“Grazie al ministro Di Maio è partito prima il lancio dell’Innovation Manager e ora alla Farnesina l’Export Manager. Per noi quello degli Esteri e della Cooperazione internazionale è un ministero importante. In questo momento di pandemia ci sono cose molte importanti che abbiamo visto reagire bene: non solo il manager per l’export ma anche il Patto per l’Export” ha detto Cuzzilla. Perché un’impresa vada all’estero, è il messaggio lanciato dalla web conference, non basta il passaporto: occorrono competenze di alto livello. “Una cosa che ci sta molto a cuore -ha proseguito Cuzzilla- è come le nostre piccole e medie imprese italiane possano fare un salto di qualità perché essendo molto piccole hanno bisogno di essere managerializzate. Soprattutto le nostre imprese hanno bisogno di essere aiutate ad andare all’estero, avere un terreno spianato nella diplomazia estera dalla Cina agli Stati Uniti alla Russia”. “Una delle cose che poi ci interessa moltissimo per le nostre aziende è attrarre investimenti sani, non quelli che sono ‘shopping’ all’interno del Paese Italia. Ma quelli che danno un plus, un aiuto competitivo alle nostre aziende. Su questo ci mettiamo a disposizione del ministro per poter dare il contributo della nostra cultura manageriale perché anche su questo si baserà il futuro del sistema Paese”.
Pnrr, bene piano ma più politica industriale
“Abbiamo letto il piano presentato da Draghi e siamo contenti ma vogliano di più sulla politica industriale. Sulla politica industriale nei prossimi mesi ci dobbiamo sedere e parlare: noi stiamo preparando una commissione sulla politica industriale, vogliamo dire cosa serve per il rilancio del Paese e ci aspettiamo di essere convocati perché questo Paese ha bisogno di politica industriale” ha detto Stefano Cuzzilla parlando del Pnrr. “Federmanager -ha spiegato- sta facendo un gran lavoro sulla sostenibilità delle aziende e non su una sostenibilità di facciata: noi pensiamo che l’Italia può vincere questa sfida sulla sostenibilità perché siamo i primi, abbiamo creatività, siamo forti come siamo forti sul nostro brand e sul nostro made in Italy”. Anche per l’internazionalizzazione delle imprese italiane, dunque, “l’innovazione sarà il futuro così come anche puntiamo tantissimo sulla formazione e sulla competenza”.
Patto per l’export e Cabina Regia
Per promuovere le aziende italiane sui mercati esteri “due gli interventi del ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale da tenere in considerazione: il Patto per l’export, un intervento straordinario che riconosce il made in Italy quale motore per la ripresa e agisce su 6 pilastri strategici con una dotazione finanziaria importante per rilanciare l’internazionalizzazione delle imprese. E la nuova Cabina di regia per l’attrazione degli investimenti stranieri in Italia”. “Una Cabina di regia -ha precisato Cuzzilla- ispirata ai requisiti di strategicità, sistematicità e non predatorietà degli interventi. Su questo massima attenzione: no agli investimenti predatori, no allo shopping estero. Serve un capitale che faccia crescere le nostre imprese, che le rafforzi. E chi è intenzionato a investire in Italia deve trovare un sistema che parli in modo integrato”. “Le innovazioni avranno, nel corso del prossimo decennio un profondo impatto sul sistema industriale, le relazioni internazionali e le società. Abbiamo la necessità di costruire un nuovo sistema di regole che aiuti manager e imprese a essere più digitali, più innovativi. In definitiva, a cambiare: dobbiamo innovare per competere”, ha concluso.
Le competenze dell’export manager
“L’export è una leva fondamentale per la nostra economia: per internazionalizzare il business, intercettare la domanda dei mercati esteri, per far crescere le nostre Pmi, per primeggiare sugli altri grandi player, servono manager e Federmanager certifica le competenze di export manager e manager per l’internazionalizzazione, certifica le vere competenze” ha osservato Cuzzilla. “L’export manager deve essere in grado di: progettare e organizzare la rete di distribuzione del prodotto/servizio nei nuovi mercati; analizzare la concorrenza e valutare le iniziative per migliorare le performance; stipulare accordi commerciali; intrattenere rapporti istituzionali con i partner locali; contribuire alla progettazione e alla realizzazione di modelli di business innovativi. E non solo deve anche saper promuovere la trasformazione tecnologica, usare strumenti digitali coerenti con il settore di attività e con lo specifico mercato estero, deve costruire canali e-commerce”,ha specificato Cuzzilla. “Servono in conclusione competenze di alto profilo per rafforzare il sistema Italia per attrarre capitali stranieri e anche per acquisire aziende estere”, ha concluso.