Invidie, lotte intestine e immancabili, presunti complotti. L’ennesimo caso restituzioni scoperchia il vaso di Pandora dei rancori all’interno del Movimento 5 Stelle, proprio ora che si avvicina la partita per il rinnovo del direttivo grillino alla Camera e il voto sui componenti dei Comitati tematici che dovranno completare l’organigramma del nuovo M5S targato Giuseppe Conte. Il casus belli è una mail, inviata questa mattina dal tesoriere del partito, Claudio Cominardi, ai parlamentari ‘morosi’: nel messaggio viene fotografato lo stato delle restituzioni per ciascun eletto, con gli importi ancora da versare. L’obiettivo, si legge, è consentire a deputati e senatori di “provvedere immediatamente ad effettuare” i pagamenti mancanti. Ma la missiva diventa un fiammifero acceso nella santabarbara pentastellata.
Nelle chat, rileva l’Adnkronos, esplode il dissenso: c’è chi, come una deputata alla seconda legislatura, minaccia di citare in giudizio i vertici M5S parlando di “diffusione illecita di dati personali” e chi parla di tempistica inopportuna, visto che il Movimento è impegnato sul fronte della manovra di bilancio ed è chiamato a una prova di unità in vista dell’elezione del Presidente della Repubblica. “Di questo passo si rischia l’esodo, decine di eletti abbandoneranno il gruppo”, azzarda un pentastellato. Qualcuno addirittura arriva a parlare di 40 parlamentari pronti a fare le valigie. “In alcuni casi – fa notare un eletto – si tratta di persone che dovrebbero restituire 50-60mila euro se non di più. Sarà impossibile tenerle dentro”.
La mail di Cominardi arriva a pochi giorni dalla sfida interna per il nuovo direttivo a Montecitorio. Entro le ore 14:00 di lunedì 6 dicembre, i candidati alla presidenza del gruppo M5S alla Camera dovranno comunicare via mail la composizione del loro ipotetico direttivo: presidente, vicepresidente vicario, tesoriere, tre segretari. La candidatura sarà preclusa a chi non è in regola con le restituzioni. Lo stesso discorso vale per i responsabili dei Comitati tematici sui quali la base avrebbe dovuto esprimersi entro la fine di questa settimana (bisognerà aspettare ancora qualche giorno, invece). E qualcuno già subodora il complotto: “Hanno fatto uno sgarbo a Crippa, la mail nasce per stoppare alcuni fedelissimi che Davide vuole candidare nel direttivo”, la lettura che viene data da diversi parlamentari. Un’ipotesi seccamente smentita da fonti vicine ai vertici del Movimento, le quali fanno notare come in ogni caso, al momento dell’ufficializzazione delle candidature, ci sarebbe stato un controllo sulle restituzioni di ognuno.
Ma molti non ci stanno. “Ci sono esponenti di spicco che non hanno versato un euro al partito negli ultimi mesi. Se noi non possiamo partecipare ai Comitati allora loro non possono far parte del governo o del sottogoverno”, il ragionamento che rimbalza in queste ore frenetiche dai gruppi Whatsapp alle chat Telegram. E come se non bastasse, molti eletti ‘redarguiti’ lamentano errori tecnici nel computo delle somme da restituire puntando il dito contro il tesoriere.
“Ho messo 3mila euro in più e mi dicono che devono darne 2.800! Sono fantastici, ora gli mando la prova del pagamento”, scrive un parlamentare in una chat visionata dall’Adnkronos. Proteste che hanno spinto il direttivo alla Camera a intervenire con una nuova comunicazione: “Abbiamo provveduto a richiedere un chiarimento sui parametri che verranno utilizzati ai fini della valutazione della regolarità delle restituzioni”, si legge nel messaggio diffuso dai vertici del gruppo.
“Sarà nostra premura comunicarvi in tempi utili aggiornamenti, tali da permettere ai colleghi e alle colleghe che intendano candidarsi le opportune valutazioni ai fini della presentazione della propria squadra”, prosegue il direttivo, con riferimento al voto sul nuovo capogruppo (la prima votazione è prevista giovedì 9 dicembre). Una partita che per ora vede in campo due sfidanti: da una parte il presidente uscente Crippa, favorito per la riconferma, dall’altra l’ex sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo. (di Antonio Atte)