Beppe Grillo “sa bene che ho avuto e avrò sempre rispetto per lui. Riconosco il grande carisma visionario che ha originato una stagione eroica per il Movimento e innovativa per l’intero sistema politico italiano. Ma non possono esserci ambiguità. Spetta a lui decidere se essere il genitore-generoso che lascia crescere la sua creatura in autonomia o il genitore-padrone che ne contrasta l’emancipazione”. Al Tempio di Adriano, nella stessa sala in cui Luigi Di Maio – era gennaio 2020 – annunciò il suo addio alla guida dei 5 Stelle sfilandosi la cravatta a favore di telecamere, Giuseppe Conte lancia un ‘ultimatum’ a Grillo, ponendo le sue condizioni per assumere la leadership M5S.
Dopo un serrato braccio di ferro con il comico genovese, l’ex presidente del Consiglio convoca i giornalisti per mettere le cose in chiaro e spiega che sulle funzioni del nuovo leader (e del garante) non possono esserci mediazioni: “Occorre una leadership forte, solida”, scandisce Conte, “una diarchia non sarebbe funzionale. Una forza politica che vuole recitare un ruolo da protagonista non può affidarsi allo schema di un leader-ombra affiancato da un prestanome. In ogni caso quel prestanome non potrei mai essere io”.
La palla ora è nelle mani di Grillo, al quale Conte domani consegnerà il nuovo statuto: “Questi documenti – spiega – sono aperti alle osservazioni dell’assemblea degli iscritti, ma costituiscono anche le imprescindibili condizioni del mio impegno personale”. L’avvocato di Volturara Appula ribadisce quanto detto a febbraio all’Hotel Forum di Roma in occasione dell’incontro con Grillo e i maggiorenti pentastellati: “Credo che non abbia senso imbiancare una casa che necessita di una profonda ristrutturazione… Non mi presto a una mera operazione di facciata, di puro restyling”. Alla “comunità 5 Stelle” Conte chiede di “esprimersi al più presto con il voto”, ma fa sapere che non si accontenterà di una “maggioranza risicata”: “Per partire forti – avverte – bisogna essere ben convinti e occorre tanto, tanto entusiasmo. Me lo aspetto da Beppe e me lo aspetto da tutti gli iscritti”.
Le parole dell’ex premier e aspirante capo politico mandano in fibrillazione i gruppi parlamentari: “E adesso come reagirà Beppe?”, si chiedono in tanti. Prima dell’intervento di Conte, il capogruppo al Senato Ettore Licheri aveva scritto nella chat dei senatori, invitandoli alla pazienza e a non rilasciare dichiarazioni ai giornalisti. Al termine della conferenza, gli eletti a Palazzo Madama si riuniscono per fare il punto. La tensione resta molto alta: i ‘pontieri’ vanno avanti con la difficile opera di mediazione ma filtra molto pessimismo sulla possibile reazione di Grillo. Il garante 5 Stelle replicherà a Conte in un video sui social. “Ma la risposta di Beppe rischia di essere il Ko finale…”, dice un parlamentare che spesso ha avuto modo di raccogliere gli umori (e gli sfoghi) del cofondatore del Movimento.
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio vede ancora uno spiraglio per l’accordo: ”Stiamo remando tutti nella stessa direzione, il Movimento è pronto ad evolversi, coraggio. Confido nell’intesa. Dialogo e confronto sono fondamentali, siamo una forza matura, dotata di buon senso, visione e concretezza”. “Troveremo la soluzione migliore per il bene del Movimento”, afferma il presidente della Camera Roberto Fico, ospite di ‘In onda’ su La7. E dal Sud America anche l’ex deputato M5S Alessandro Di Battista dice la sua sullo scontro in atto tra Conte e Grillo: “Onestamente non devo schierarmi oggi, essendomi schierato 4 mesi fa. Io non ho lasciato il Movimento per questioni statutarie. L’ho lasciato per ragioni politiche in quanto ha deciso di sostenere un governo pessimo e dunque le politiche di tale governo”.