“Che il Movimento 5 Stelle fosse diventato un partito, beh… questo era evidente già prima di questa votazione. Ora manca solo il terzo mandato”. Federico Pizzarotti, fuoriuscito dal M5S nel 2016, è stato uno dei volti del grillismo della prima ora. Conversando con l’Adnkronos, il sindaco di Parma commenta con distacco il voto con cui la base pentastellata ha detto sì al finanziamento tramite il 2×1000. “Da una parte – osserva Pizzarotti – il quesito era sbagliato, conteneva un errore. Dall’altra dico che, senza dare giustificazioni o scusarsi per l’atteggiamento avuto in passato, i 5 Stelle hanno voluto affrontare una situazione di realtà: per fare attività politica servono risorse, è semplice. Anche a causa del M5S in Italia sono stati inseguiti populismi che hanno distorto il sistema”. Con il voto di ieri il Movimento è diventato ufficialmente un partito? “Lo erano già prima. Ora certificano la loro trasformazione, manca solo il tema del terzo mandato. Probabilmente scioglieranno questo nodo prima delle prossime elezioni e così avranno stravolto tutti i principi iniziali”.
Come giudica il silenzio di Beppe Grillo sul 2×1000? “Grillo – risponde Pizzarotti – non era sicuramente d’accordo, quindi gli avranno chiesto di non infierire, almeno. Gli slogan degli albori servivano solo a farsi vedere diversi dagli altri. Per fare attività sul territorio, eventi, congressi servono risorse. Magari non i milioni di Berlusconi ma comunque risorse. E’ stato un errore demonizzare il finanziamento ai partiti, adesso tutto quello che hanno detto in passato gli si ritorce contro. O rimani fedele a te stesso o diventa difficile giustificare il cambio di rotta”.
L’ultima svolta, secondo Pizzarotti si aggiunge “all’infinito elenco di errori” del Movimento. Una lista nella quale il sindaco di Parma include anche il reddito di cittadinanza: “Una misura che esisteva già come reddito di inclusione. Hanno solo aumentato la cifra e complicato un sistema dimostratosi fallimentare. I navigator ad oggi sono gli unici assunti nel progetto reddito di cittadinanza”. Che cos’è oggi il Movimento di Giuseppe Conte e cosa diventerà? “La vera domanda è: quale sarà la prossima delusione? E’ evidente che a Roma c’è fermento per il nuovo movimento/partito di Alessandro Di Battista. Conte – rimarca Pizzarotti – ha assunto questo impegno dopo l’esperienza come premier, ma fare il capo partito è una cosa molto diversa: oggi lui è in difficoltà, non ha ancora rilanciato un ideale, un progetto. E’ l’inerzia di qualcosa che non è più ma allo stesso tempo non è ancora. Infine dico: occhio a Di Maio, bisogna capire cosa farà il ministro degli Esteri”.
(di Antonio Atte)