Cala il silenzio nello showdown del M5S, che vede Beppe Grillo versus Giuseppe Conte. Dopo il botta e risposta di ieri, le assemblee dei gruppi parlamentari, i ‘big’ tacciono e i due contendenti sembrano spariti dai radar. Questa mattina l’incontro tra Conte e il ministro Luigi Di Maio, nell’abitazione dell’ex premier a due passi da Palazzo Chigi. L’ex capo politico starebbe tentando un’ultima mediazione, per quanto complessa, difficile da centrare. Poi arrivato all’accademia dei Lincei per la chiusura dell’anno accademico, il responsabile della Farnesina si è fermato con il presidente della Camera Roberto Fico, un confronto durato diversi minuti.
La possibile mediazione, come chiesto da più voci dei 5 Stelle, potrebbe passare dal voto sullo statuto messo a punto da Conte in questi 4 mesi. Ma ci sarebbero da superare le asperità dell’ex premier da un lato e di Grillo dall’altro. Mentre la via della sfiducia del garante, prevista dall’articolo 8 dello statuto, sembrerebbe difficilmente percorribile, perché ai più suona come un parricidio insostenibile, un epilogo che lo stesso Conte non vorrebbe.
Fonti vicine al fondatore del Movimento raccontano all’Adnkronos di un Grillo furente nei giorni scorsi per chi, in questa resa dei conti, ha preso pubblicamente posizione contro di lui. Se nel video di ieri Grillo ha mostrato toni concilianti, con i suoi ieri minacciava di “buttarli tutti fuori, li voglio tutti fuori”, racconta all’Adnkronos chi ha avuto modo di parlargli. Intanto Vito Crimi, a cui Grillo aveva dato 24 ore per indire la votazione su Rousseau per il Comitato direttivo, sembra aver mantenuto la sua linea, in aperto contrasto col fondatore del Movimento: al momento nessun voto è stato fissato per il la nuova guida collegiale del Movimento.
Nelle ultime ore si registra, nelle file delle truppe ‘contiane’, un certo raffreddamento circa l’ipotesi di confluire in un eventuale, nuovo partito guidato dall’ex presidente del Consiglio. Senza contare che per molti volti storici del M5S a partire dalla vicepresidente del Senato Paola Taverna, grillina della prima ora, lasciare il Movimento dopo una lunga militanza rappresenterebbe un passo difficile e doloroso. “Emerge anche la consapevolezza”, spiegano fonti parlamentari, “che una larga fetta del consenso di cui oggi gode Conte è legato alla prospettiva di una sua leadership nel M5S. Ma fuori dal Movimento, Giuseppe, con un suo partito personale, otterrebbe lo stesso successo?”.
Pesa inoltre il discorso economico: “Creare da zero un nuovo partito è complicatissimo. I soldi per lo staff, per il disbrigo delle pratiche legali, da dove li prendono?”, si domandano le stesse fonti pentastellate. Da non sottovalutare, poi, il tema del simbolo: per costituire un gruppo autonomo al Senato occorre ‘agganciarsi’ al logo di un partito che ha partecipato a una precedente competizione elettorale. Gli ex grillini de ‘L’alternativa c’è’ hanno stretto un patto con l’ex pm Antonio Ingroia dando vita alla componente ‘Lista del Popolo per la Costituzione’.
Un altro gruppetto di ex pentastellati (tra questi, Elio Lannutti) ha scelto di utilizzare il simbolo dell’Idv per dar vita alla propria formazione. Stando agli ultimi rumors, ai ‘contiani’ non resterebbe che avviare una collaborazione col Maie, ma si parla anche di un gruppo con Leu. Per tutte queste ragioni i parlamentari più vicini all’ex premier fanno il tifo per una riappacificazione con Grillo, che al momento appare complicata.
Le riunioni di gruppo che si sono svolte mercoledì sera non sono state risolutive. E anche nella compagine dei senatori, dai più descritta come un blocco granitico di fedelissimi di Conte, sarebbero affiorate le prime crepe. Non tutti, infatti, hanno condiviso il comunicato stampa diffuso nella tarda serata di ieri al termine dell’assemblea, dove si chiede di condividere con l’intera comunità 5 Stelle lo statuto redatto da Conte.
Diversi eletti si sarebbero dissociati dal contenuto del comunicato, chiedendo di non diffonderlo: “La nota – si è sfogato un senatore con l’Adnkronos dopo l’assemblea – non ha tenuto conto delle osservazioni fatte da alcuni colleghi. Il progetto di Conte non lo ha visto nessuno, su cosa dovremmo essere compatti?”.
Emerge, infine, il timore per un nuovo colpo di teatro da parte di Grillo. L’ipotesi che il garante decida di mettere all’angolo Conte convocando una votazione sul nuovo statuto – riveduto e corretto secondo le indicazioni del co-fondatore del M5S – starebbe agitando (e non poco) i senatori più vicini all’ex inquilino di Palazzo Chigi. (di Ileana Sciarra e Antonio Atte)