M5s frena sulla manovra ‘’il Reddito di cittadinanza deve entrare nella Legge di Bilancio’’

Si alzano i toni dalle file del Movimento Cinque Stelle che, a poco meno di un mese dall’approvazione della nuova legge di Bilancio, torna a parlare di reddito di cittadinanza: “Il reddito di cittadinanza deve entrare nella legge di bilancio – ha tuonato il vicepremier Di Maio nella trasmissione Rai Carta Bianca – O C’e’ o c’e’ un grave problema per questo governo. Noi lo facciamo, agli italiani abbiamo fatto una promessa”.
Le parole del leader pentastellato arrivano proprio mentre emergono ulteriori dettagli del provvedimento e nel giorno in cui  la Lega, dopo un vertice al Viminale, ha spiegato la propria proposta sulle pensioni: si stanno ancora facendo i calcoli ma la richiesta è quella di arrivare alla famosa ’quota 100’ fissando il paletto dell’età non a 64 anni ma a 62, da accompagnare da “quota 41 e mezzo”. 
Il leader leghista, Matteo Salvini, dalla sua ha anche citato il capitolo della pace fiscale, che si rivolgerà “a chi ha fatto la dichiarazione dei redditi” ma non può pagare e che invece “correrebbe a pagare” se il conto fosse “il 10%”, comunque “non un regalo”. Le stime di gettito, viene riferito, sono comunque ancora in corso ma si dovrebbero superare i 15 miliardi, spalmati su più anni. La manovra, come ricorda sempre Tria, metterà comunque le basi per realizzare le priorità per l’intera legislatura e sul fronte fiscale riguarderà anche le famiglie, non solo gli autonomi o le imprese che investono.
I redditi medi soffrono di una pressione fiscale “troppo alta”, ha sottolineato il ministro, motivo per cui “bisogna trovare gli spazi per la partenza di un primo accorpamento e di una prima riduzione delle aliquote”.
Sempre valutando “le compatibilità di bilancio”, ha puntualizzato immancabile il titolare dell’Economia, dicendosi “molto favorevole a partire” purché con estrema gradualità, senza insomma compromettere la finanza pubblica. L’importante è iniziare a ridurre il debito, che quest’anno si manterrà sostanzialmente stabile, con una correzione dello 0,1% (dovrebbe dunque scendere al 131,7%), e contemporaneamente non peggiorare “ma anzi migliorare” il saldo strutturale, cercando gli spazi non in deficit ma “nel nostro bilancio che è molto grande”.
Per la flat o dual tax, o più semplicemente riforma fiscale, bisogna quindi guardare alla massa delle tax expenditures, troppe e confusionarie, mentre per il reddito di cittadinanza lo spazio si potrebbe trovare partendo dalle risorse del Rei e delle altre forme di sostegno al reddito “aggiungendo qualcosa in più”. Su tutte e tre le riforme basilari del contratto di governo, quindi anche sulle pensioni, si può insomma iniziare a dare un segnale dando forma ad una strategia politica coerente “anche se partita da una campagna elettorale non del tutto coerente”.
L’idea, illustrata in questo caso dal viceministro Massimo Garavaglia, è anche quella di una dual tax Ires, che scenderebbe dal 24% al 15% sugli utili reinvestiti in azienda. Un intervento quindi strutturale, ha spiegato, evitando ogni anno di rinnovare ammortamenti, incentivi e agevolazioni varie. L’ultima stoccata Tria la riserva su infrastrutture e investimenti, vero pallino del titolare di Via XX Settembre che non a caso si espone anche sulla Torino-Lione e sul gasdotto Tap. “Personalmente spero che si facciano, che il problema si sblocchi, che ci sia una soluzione, anche perché si tratta di grandi collegamenti internazionali”.