Scissione fa rima con mancata rielezione. Nelle chat dei parlamentari pentastellati, apprende l’Adnkronos, rimbalzano le previsioni del sondaggista Nicola Piepoli, che in un’intervista a ‘Libero’ ha profetizzato come in caso di divorzio definitivo né il M5S di Beppe Grillo né un eventuale partito di Giuseppe Conte supererebbe l’8%. Uno scenario nefasto aggravato peraltro dalla riforma del taglio dei parlamentari, che di fatto ridurrebbe al lumicino le speranze di un ritorno a Montecitorio e Palazzo Madama per molti eletti grillini.
Non è passata inosservata neanche l’analisi di Ilvo Diamanti per ‘La Repubblica’: “La storia degli ultimi anni insegna che le leadership si affermano ma anche che si consumano in fretta. A Grillo e all’ex premier conviene l’intesa”, scrive il politologo mettendo in guardia Conte dai rischi che deriverebbero da una possibile discesa in campo con un partito personale, alla luce del consenso “volatile” dell’elettorato italiano. Per tutte queste ragioni anche i ‘contiani’ più battaglieri sarebbero scesi a più miti consigli, riponendo nel cassetto (almeno per ora) l’idea di separarsi dal Movimento 5 Stelle per seguire l’ex presidente del Consiglio in una nuova avventura politica.
E pensare che fino a venerdì scorso, spiegano fonti pentastellate, Conte sarebbe stato impegnato in una intensa attività di scouting. L’avvocato pugliese, raccontano, nella fase in cui il rapporto con Grillo sembrava irrimediabilmente compromesso, avrebbe chiamato diversi esponenti del M5S provando a convincerli della bontà del suo progetto, sempre più lontano dal Movimento a trazione Grillo: venite con me, facciamo una cosa nuova, il Movimento ormai è una ‘bad company’, c’è spazio per organizzare qualcosa insieme, il leitmotiv dell’ex premier.
La scelta del garante di nominare il ‘comitato dei sette’ con l’obiettivo di cercare una mediazione con Conte ha però sparigliato le carte in tavola stoppando i piani degli scissionisti. Ora i riflettori sono puntati su questo direttorio provvisorio, che potrebbe prendersi ancora qualche giorno per trovare un punto di caduta che non scontenti troppo Grillo e Conte. Non è escluso che nelle conclusioni del comitato sia previsto un passaggio sull’annosa questione del vincolo dei due mandati. Tema spinoso che Conte ha sempre detto di voler affrontare in un secondo momento, mettendo mano al Codice etico. Ma tra i documenti che Grillo ha sottoposto al comitato, oltre allo Statuto e alla Carta dei valori, c’è proprio il Codice etico: i ‘sette’, scriveva il garante M5S venerdì scorso su Facebook, dovranno occuparsi delle “modifiche ritenute più opportune in linea con i principi e i valori della nostra comunità”.
Dall’esito del lavoro del comitato – composto da Vito Crimi, Davide Crippa, Ettore Licheri, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Stefano Patuanelli e Tiziana Beghin – dipenderanno le sorti del Movimento e soprattutto l’unità della creatura fondata da Grillo e Gianroberto Casaleggio. Ma qualora la mediazione dovesse fallire, il comico genovese – come raccontato dal ‘Corriere della Sera’ – avrebbe già pronto un piano di riserva: una sorta di triumvirato composto da Di Maio, Fico e Virginia Raggi. Il ministro degli Esteri e il presidente della Camera, si ragiona in ambienti parlamentari pentastellati, “hanno consolidato il loro peso all’interno del Movimento, in questa fase”. Senza di loro, è opinione diffusa, “il M5S non va da nessuna parte”. E questo Grillo lo ha capito.