Una poltrona per due a Palazzo Madama. Domani i senatori grillini sono chiamati a eleggere il nuovo capogruppo: la sfida è tra il presidente uscente Ettore Licheri e la collega Maria Domenica Castellone, che si candida ad essere la sorpresa di questa tornata elettorale interna. Ma a tenere banco in queste ore è la direttiva dei vertici del Movimento, anticipata sabato scorso dall’Adnkronos, secondo cui, ad apparire nei tg, saranno solo i cinque ‘vice’ di Giuseppe Conte (Paola Taverna, Mario Turco, Riccardo Ricciardi, Michele Gubitosa e Alessandra Todde), i quali hanno fatto il loro debutto televisivo proprio domenica 31 ottobre a ‘Mezz’ora in più’ su Rai Tre, al fianco del leader del Movimento 5 Stelle.
Circostanza che ha scatenato la critiche di Italia Viva: “E’ normale che un episodio del genere si verifichi proprio nel giorno in cui i giornali riferiscono che Conte vorrebbe imporre alle tv di far parlare solo i suoi 5 vicepresidenti?”, domanda in una nota il deputato della Vigilanza, Michele Anzaldi, chiamando in causa la presidente del Cda di Viale Mazzini Marinella Soldi. Ma il vero nodo è interno al Movimento. La decisione dei vertici pentastellati sta creando maretta nei gruppi M5S di Camera e Senato. Il tema, sollevato nei conciliaboli di queste ore a Palazzo Madama, è stato oggetto di un confronto tra diversi senatori, specie tra quelli che meno di tutti hanno digerito la direttiva. Non è un caso che tra i più critici ci sia Primo Di Nicola, giornalista e vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai in quota 5 Stelle.
Secondo quanto apprende l’Adnkronos, il senatore avrebbe espresso forti perplessità in una chat interna, bollando la decisione di ‘privilegiare’ i cinque vice nei tg come sbagliata. Per Di Nicola la direttiva sui 5 ‘vice’ pone due problemi: uno interno al Movimento e un altro relativo al rapporto tra il M5S e il servizio pubblico. “Questo diktat – il ragionamento del parlamentare – sotto il profilo della libertà di informazione rappresenta una indubbia criticità, visto che qualsiasi direttore o conduttore Rai che vi si allineasse potrebbe essere accusato di violare il principio del pluralismo e quello dell’indipendenza e dell’autonomia della Rai fissati nel contratto di servizio”.
“E tutto questo senza parlare delle complicazioni e dei malesseri che questa disposizione venuta dai vertici del M5S sta provocando all’interno dei gruppi parlamentari e non solo”, ha proseguito il senatore abruzzese. Perplessità condivise anche da un altro membro 5 Stelle della Vigilanza, che trincerandosi dietro l’anonimato parla di “scelta infelice” adottata per favorire “la parte ‘contiana’ dei parlamentari” a scapito di “colleghi magari meno ‘allineati'”. Il senatore Alberto Airola, anche lui componente della Vigilanza, preferisce invece parlare in chiaro per gettare acqua sul fuoco: “E’ una decisione che non riguarda la Vigilanza ma scelte interne alle forze politiche. Non ho nulla da obiettare”, dice interpellato dall’Adnkronos.
C’è poi anche chi invoca un voto online per legittimare la nomina dei cinque vicepresidenti, appellandosi al nuovo statuto targato Conte. “In base al nuovo statuto, il presidente ‘propone all’Assemblea uno o più vicepresidenti dell’Associazione’ ed ‘attribuisce ad un vicepresidente eletto il ruolo di vicario’. I vicepresidenti vanno eletti e Conte ha portato in tv dalla Annunziata delle persone ‘proposte’ ma non ancora elette dall’Assemblea. Una leggerezza non da poco”, attacca un pentastellato eletto a Palazzo Madama. (di Antonio Atte)