(Adnkronos) – “Il 2021 si è chiuso con un fatturato in crescita di circa il 15% e abbiamo un obiettivo per il 2022 di un ulteriore 15% di crescita. Noi abbiamo sempre una disponibilità a guardare l’M&A, per cui dobbiamo trovare qualcosa che sia innanzitutto compatibile ma che ci arricchisca non solo in termini di top line, ma anche di competenze, know-how e risorse umane. Per cui da questo punto di vista siamo abbastanza attivi e ci guardiamo attorno”. Giuseppe Cornetto Bourlot ha progetti ambiziosi per il futuro. Il presidente di Luxy, azienda di sedute del Vicentino che esporta in oltre 40 Paesi del mondo, sui cui prodotti si sono seduti persino i leader del G7, oltre alla potenziale crescita esterna, punta, parimenti, a quella interna, 100% Made in Italy.
“Abbiamo un’importantissima quota a budget di investimenti per Ricerca & Sviluppo che sfiora il 20% del fatturato dell’azienda – spiega all’Adnkronos -. Estendiamo il nostro approccio innovativo a tutto, dal prodotto, al marketing, alle attività digitali. Questa è una modalità di crescita per gli interni in cui diamo anche forza alle persone che lavorano per noi e che hanno la possibilità non solo di continue di interrelazione e l’apertura di nuovi orizzonti, ma anche di vedere arrivare in azienda continuamente nuovi talenti, come abbiamo fatto con Flaminia Riccioni Capelli, la nuova responsabile Marketing”.
Oltre all’ancoraggio italiano, è anche all’estero che l’azienda continua a guardare tra i nuovi mercati di sbocco. “Abbiamo una presenza piuttosto capillare, considerato che abbiamo già lavorato in tutto il mondo, e fatto aeroporti in America Latina o in Far East – sottolinea Cornetto Bourlot -. Luxy è una piccola azienda, ma con una ramificazione forte nel mondo. Abbiamo una sede nella city di Londra, funzionale sia allo sviluppo con i Paesi dell’est, che con il Middle e naturalmente con i Paesi anglofoni e gli studi di architettura. Sede che venne aperta quando eravamo già a cavallo della Brexit, per cui venne confermato l’investimento e ad oggi abbiamo delle persone e una struttura in questo senso che ci danno una proiezione internazionale”.
Inoltre, Luxy vanta una presenza strutturata nel mercato Usa “dove distribuiamo i nostri prodotti tramite Gordon, che, nasce come un nostro dealer storico negli Stati Uniti, ma con cui, grazie alla presenza fissa di Andrea Franchini, stiamo impostato un nuovo rapporto di collaborazione ancora più stretta. Poi abbiamo una struttura importante nel Middle East, a Dubai, che ci copre tutta quell’aria. Abbiamo una struttura a Hong Kong, che guarda a Cina e Far East. E cerchiamo in questo momento di essere proiettati dappertutto: abbiamo dei dealer molto bravi che vanno dalla Grecia all’Irlanda. Abbiamo uno storico campione nazionale di rugby che è un’icona e che ci fa lavorare con altrettanti clienti iconici, primo tra tutti il Trinity College che è storicamente un nostro cliente e ci inorgoglisce per la sua storia e la bellezza dei suoi spazi. Per cui la rete onestamente c’è tutta. Speriamo che la tenuta e il recupero che abbiamo fatto sull’Italia di cui parlavo prima, quest’anno sia significativo anche sull’estero”.
Luxy, come molte realtà, ha risentito parecchio della pandemia di Covid-19. “Per noi è stato un problema significativo come per tanti altri – afferma Cornetto Bourlot – ma essendo l’Office un settore totalmente chiuso con un’ottica temporale e la durata della pandemia non chiara, ne ha risentito fortissimamente. La nostra reazione è stata su più campi. Il primo è stato quello di riposizionare Luxy sulle gare e sulle attività corporate, che prima aveva si un’attività anche sul corporate, ma era un di cui. Il secondo aspetto è stato quello di inventare il progetto Smart Work Smart Chairs per dare la possibilità di avere a casa una seduta ergonomica, di sicurezza. Voglio sottolineare appunto l’aspetto della sicurezza. Spesso si sottovaluta il fatto che una sedia omologata e con tutte le certificazioni come la nostra possa garantire di lavorare nel massimo confort anche da casa”.
Per questo è nato il progetto Smart Chairs. “Abbiamo fatto anche degli accordi con delle aziende per mandare ai dipendenti a casa delle sedute – sottolinea il numero uno di Luxy – pagate dall’azienda o con delle formule che sono state poi individuate. Questa è stata anche una delle direzioni in cui siamo andati”. Una delle difficoltà anche della pandemia, ammette Cornetto Bourlot, “è stata quella che un’azienda come la nostra che storicamente colloca la soglia di fatturato estero oltre il 60%, nel momento in cui non si poteva viaggiare e tutto assumeva delle distanze non facilmente colmabili, quella è stata la sofferenza maggiore, per cui abbiamo sofferto più sull’estero che sull’Italia. Ciò detto alla fine siamo riusciti comunque a tenere grazie a tutte queste attività, per cui il fatturato 2020 è stato assolutamente in linea con il fatturato 2019 e lo sforzo è stato ripagato da questo risultato”.
Capitolo sostenibilità, Luxy, oltre ad avere un percorso green, ha provveduto anche ad avere tutte le certificazioni “molto più di quanto non ne avessimo prima e anche superiori rispetto a quelli che sono i livelli di concorrenza – spiega Cornetto Bourlot -. Le certificazioni vanno dalla filiera, al materiale, fino ai mezzi utilizzati per il trasporto dei materiali stessi, per cui per noi effettivamente la sostenibilità è un mantra che cerchiamo noi stessi di non trasformare mai in un greenwashing, ma mantenendolo sempre come una frontiera importante e sfidante per tutta l’azienda. La sostenibilità per noi è molto importante”.
Il segreto del successo? Per Cornetto Bourlot è tutto nel prodotto. “Luxy – rimarca – è un’azienda che è sempre stata fortemente product oriented e ha una sua storicità ormai quasi cinquantennale. Questo prodotto, ormai anche in termini di affidabilità, lo troviamo anche in sedi istituzionali dove sono presenti ancora sedie degli ultimi anni ’80, primi anni 90 e che vengono ancora utilizzate. Questo ha fatto si che ci sia stata una presenza abbastanza pervasiva sugli addetti ai lavori. Lo sforzo che stiamo facendo oggi è di essere ancora più focalizzati sul design, da sempre fiore all’occhiello con dei compagni che ci aiutano a fare dei prodotti all’avanguardia e riconoscibili, sulla comunicazione, sul digitale e su un senso di creatività che, come è successo anche adesso recentemente con il progetto ‘Sit Down To Have An Idea’, ci consente di contaminarci con il mondo dell’arte, la sua capacità di proposta e capacità creativa. Per cui è un excursus che parte dal prodotto e, passando per il mercato, va fino all’arte”.