Una serie al femminile, scritta e realizzata da donne, che pare opportunamente strizzare l’occhio all’ondata celtico-gotico che imperversa nei palinsesti alternativi – dal Trono di spade agli Hobbit – è ambientata nelle perfette atmosfere del XVII, quando l’Italia era completamente obnubilata dalla terrificante Inquisizione. Quanto basta insomma per costruire una trama ‘politica’ e di denuncia – la solita – sulla quale, perché no, costruire anche una storia di amore impossibile.
Attraverso un set abilmente ricostruito fra Cinecittà (maestranze d’oro le nostre), e le location naturali di località laziali – come il Parco degli Acquedotti di Roma, il castello di Montecalvello, Sutri, Canale Monterano, borgo di Celleno, Sorano, o nella Selva del Lamone – in 16 settimane la produzione Fandango ha confezionato la terza serie di questa avvincente ‘Luna nera’, pronta a partire in streaming su Netflix.
Ispirata dal romanzo di Tiziana Trina (poi sceneggiata con l’aiuto delle penne di Vanessa Picciarelli, Francesca Manieri, e Laura Paolucci ), che Sonzogno si appresta a distribuire nelle librerie per l’autunno, come dicevamo questa serie è completamente ‘in rosa’. Alla regia ad esempio si sono alternate Susanna Nicchiarelli, Paola Randi e Francesca Comencini.
Nutrito anche il cast, con molto donne ovviamente, Adalgisa Manfrida (Persepolis), Gloria Carovana (Cesaria), Antonia Fotaras (Ade), Giada Gagliardi (Valente), Barbara Ronchi (Antalia), Manuela Mandracchia (Tebe), Lucrezia Guidone (Leptis), Federica Fracassi (Janara), Giorgio Belli (Pietro), Giandomenico Cupaiolo (Sante), Filippo Scotti (Spirto), Gianmarco Vettori (Nicola), Aliosha Massine (Benedetto), Roberto De Francesco (Marzio Oreggi), Emili Mastrantoni (Ade bambina), Nathan Macchioni (Adriano), Mariano Pirrello (Professore romano), Daniele Amendola (Giambattista), Marilena Anniballi (Agnese) e Astrid Meloni (Amelia).
Luna nera e trama rosa
Tutto sommato abbastanza semplice – apparentemente – la trama dove, per ovvi motivi storiografici, basta già la realtà di sfondo per renderne torva e altalenante l’ambientazione. Ad ogni modo: anche per la sua giovane età (quindi con poca esperienza), la 16enne Ade si guadagna da vivere nel suo villaggio. Sfortuna vuole che nel corso di un parto difficile il neonato muore. Da quel momento, secondo gli usi ed i costumi di quell’epoca, Ade viene subito tacciata di stregoneria. Per lei non rimane altro che la fuga. La salvezza le si palesa all’interno di un bosco impervio, dove si imbatte in una comunità composta essenzialmente da donne. Sono anch’esse in fuga? Forse sono streghe? Fatto che è che Ade – non senza problemi – cerca di adattarsi alla nuova ‘location’. Nel frattempo, e qui si snoda la vicenda virando nei sentimenti, i cacciatori di streghe sono sulle sue tracce, ed il figlio del loro capo è l’amore – ora impossibile – per Ade…
Max