L’ultimo atto di Virginia Raggi da sindaca di Roma è arrivato ieri, il giorno dopo la debacle alle elezioni amministrative. La prima cittadina uscente, arrivata alle urne staccatissima da Michetti e Gualtieri, e dietro anche all’esordiente Calenda, ha firmato un’ordinanza di nomina del Consiglio di amministrazione dell’Istituto di previdenza e assistenza dei 24 mila dipendenti capitolini.
Un decreto che allarga il Cda dell’Ipa a tre elementi. Al commissario Fabio Serini, finora l’unico a guidare l’ente, saranno affiancati Carmela Cucca e Gianluca Maria Esposito. Gli incarichi, specifica il provvedimento, dureranno 5 esercizi, quindi per tutto il mandato del prossimo sindaco. Almeno nelle intenzioni dell’ormai ex sindaca 5 Stelle.
Perché le contestazioni all’atto di nomina di Virginia Raggi non mancano. Mauro Cordova, presidente dell’Arvu europea, ha definito il decreto “un abuso al quale dovranno rispondere in tribunale”. Il segretario Cisl Fp di Roma, Giancarlo Cosentino, si è detto basito dalla scelta di Raggi, e chiede al prossimo sindaco maggiore trasparenza.
Ma le polemiche non finiscono qui, perché la stessa Raggi, il 4 ottobre, giorno della sconfitta alle urne, ha chiesto di attivare con la massima urgenza le procedure di nomina dei vertici del Teatro di Roma, che gestisce il Teatro Argentina, il Valle e l’India, nonostante l’attuale presidente, Emanuele Bevilacqua, dimissionario dal 29 settembre, avesse dato disponibilità a proseguire fino al termine delle elezioni. Tra i candidati al ruolo di presidente spunta anche il nome di Maurizio Costanzo, che frena in attesa di un’eventuale intesa tra le parti. Intanto la Regione, attraverso il capo di gabinetto di Zingaretti, ha fatto sapere che sarebbe meglio affidare la pratica alla prossima giunta.