Dopo oltre un anno in un ruolo del tutto marginale, l’Unione europea e in particolare l’Italia provano a inserirsi nel difficile contesto libico, dove ormai Russia e Turchia hanno iniziato a essere i principali interlocutori. Questa mattina Luigi Di Maio, Jean-Yves Le Drian e Heiko Maas, ministri degli Esteri di Italia, Francia e Germania, sono volati a Tripoli per incontrare il nuovo governo presieduto da Abdul Hamid Ddeibah. L’esecutivo di unità nazionale, sostenuto dalle Nazioni Unite, ha prestato giuramento di fronte al Parlamento di Tobruk nei giorni scorsi e dovrà traghettare il Paese verso le elezioni di dicembre 2021, le prime dal 2014.
“Riteniamo prioritaria – ha detto Di Maio in conferenza stampa – la completa attuazione dell’accordo sul cessate il fuoco, a partire dalla riapertura della strada costiera Misurata-Sirte, dal ritiro di tutti i combattenti e mercenari stranieri dal Paese e l’avvio della missione di monitoraggio e verifica del cessate il fuoco sotto egida Onu”.
“La Libia – ha proseguito – ha oggi un governo di unità nazionale, legittimato dal Parlamento e nel pieno delle proprie funzioni. Un risultato irraggiungibile fino a pochi mesi fa, ora realtà grazie alla volontà dei libici e agli incessanti sforzi delle Nazioni Unite, che Italia e Unione europea hanno sostenuto senza esitazione nella convinzione che non potesse esserci soluzione militare alla crisi libica”.
La realtà in Libia, però, è ben più complessa. Per troppo tempo l’Unione europea si è dimostrata abulica di fronte alle iniziative del leader turco Recep Tayyip Erdoğan e del collega russo Vladimir Putin, che nel caos libico hanno colto l’occasione, a fasi alterne e con obiettivi ancora da analizzare, per insediarsi in un territorio strategico e ricco di petrolio. Gli interessi in Libia degli stessi Paesi europei, vedi Francia e Italia, negli anni sono stati spesso contrastanti, rendendo poco incisiva una politica estera comunitaria. In tale contesto ha pesato l’immobilismo italiano, il camaleontismo francese e il disinteresse del più importante tra gli alleati, gli Stati Uniti.
Nonostante gli sforzi e la volontà di perseguire un’azione più o meno coerente con le Nazioni Unite, l’eccessiva prudenza di Roma ha contribuito a farle perdere influenza in una zona dove sono forti gli interessi commerciali e sociali. E non si tratta solo di solo idrocarburi. La questione dei flussi migratori ha infatti negli anni occupato la scena politica nostrana, ma la mancanza di una visione di lungo periodo non ha permesso la salvaguardia degli interessi nazionali né lo sviluppo in tema di diritti umani.
Ora la speranza riguarda la riconciliazione e la ricostruzione, il rispetto del cessate il fuoco nel Paese e la pace per una popolazione stremata da anni di guerra civile. “Riteniamo fondamentale – ha detto Di Maio a margine della conferenza stampa – che il popolo libico possa esprimersi in una consultazione elettorale nei tempi stabiliti dalla Road Map di Tunisi. A tale riguardo, è indispensabile che trovi conferma un chiaro quadro costituzionale e legislativo per le elezioni parlamentari e presidenziali”. Anche il premier Mario Draghi ha annunciato che ad aprile volerà a Tripoli.
Mario Bonito