(Adnkronos) – Long Covid, calcio e infortuni. Uno studio italiano ha svelato come le conseguenze della malattia da Sars-CoV-2 nei calciatori hanno portato a un aumento degli infortuni muscolari. La ricerca è stata condotta dall’Unità di Statistica medica ed epidemiologia della Facoltà di medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, guidata da Massimo Ciccozzi, con l’aiuto dei fisioterapisti Giorgio Conti e Marco Bravi. Lo studio sul Long covid e calciatori è stato “effettuato dal nostro gruppo con lo scopo di indagare la correlazione tra l’infezione da Sars-CoV-2 e lesioni muscolari in un ampio campione di calciatori professionisti, lo abbiamo condotto – sottolinea all’Adnkronos Salute Ciccozzi – come studio di coorte retrospettivo su giocatori di calcio professionisti dei campionati di Serie A e LaLiga spagnola durante le stagioni 2019-2020 e 2020-2021”.
I giocatori sono stati sono stati divisi in due gruppi a seconda che avessero contratto l’infezione da Sars-CoV-2 o meno. “Nel 2019-2020 entrambi i campionati hanno mostrato differenze non significative nel numero medio di infortuni muscolari tra il gruppo che aveva avuto il Covid e quello che non aveva avuto l’infezione, mentre nella stagione 2020-2021 – avverte – il gruppo di atleti che aveva avuto il Covid ha avuto un numero significativamente più alto di infortuni muscolari rispetto al gruppo di atleti che non avevano avuto l’infezione in entrambi i campionati italiano e spagnolo confrontati. Alla fine il nostro studio ha rivelato – conclude Ciccozzi – un’associazione significativa tra l’infezione da Sars-CoV-2 e l’aumento del rischio di infortuni muscolari, sottolineando l’importanza di considerare attentamente l’infezione nel processo decisionale per determinare la disponibilità degli atleti a tornare allo sport”.
“Il Long Covid è una sindrome post-virale che può debilitare una persona sotto molti aspetti anche per parecchie settimane dopo la negativizzazione, e cioè dopo la guarigione e la conseguente eliminazione del virus dall’organismo”, spiega Ciccozzi. “La durata della persistenza dei sintomi non sembra essere collegata all’intensità degli stessi durante la malattia: può succedere, infatti, che anche le persone che hanno avuto una forma lieve di Covid-19 sviluppino problemi a lungo termine”, precisa.
Se i sintomi si presentano anche dopo la dodicesima settimana dalla malattia acuta, si parla di Long Covid. “E’ una condizione multisistemica post infezione abbastanza debilitante che si verifica nel 10-20% dei casi e colpisce persone di tutte le età – chiosa – La conseguenza è un diffuso danno globale alla salute, al benessere e ai mezzi stessi di sussistenza delle persone”.