“Siamo qui perché amiamo la vita. Abbiamo un debito con chi è stato assassinato, abbiamo un debito con loro famiglie ma non basta più ricordare, bisogna farli vivere nel nostro impegno. Il lavoro, la scuola, i percorsi educativi, i servizi sociali restano il primo antidoto alla peste mafiosa”. Così Don Ciotti stamane a Locri, dove ha avuto luogo la manifestazione per la XXII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera e Avviso Pubblico, in collaborazione con la Rai Responsabilità Sociale, Conferenza Episcopale Calabra e con il patrocinio del Comune di Locri e sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Ma se a Locri erano almeno 25mila persone ad esprimere la propria solidarietà, in tutto il Paese, distribuiti contemporaneamente in diverse località, erano oltre mezzo milione di persone. Affiancato dal presidente del senatore Piero Grasso, don Ciotti ha anche parlato della povertà: “il provvedimento per il contrasto alla povertà emanato dalla politica è del tutto insufficiente”, è “un piccolo passo avanti che raggiunge una fetta troppo piccola di persone. Ma non possiamo dimenticare anche che l’educazione è il primo e prezioso investimento di una comunità aperta al futuro”. Don Ciotti ha anche ricordato: “E’ urgente approvare la riforma, ferma da un anno e mezzo, sulla confisca dei beni e rafforzare l’agenzia per i beni confiscati. Nessun impedimento all’uso delle intercettazioni completamento della normativa anticorruzione, sbloccare le proposte di legge in materia di gioco d’azzardo, eliminare il limite temporale per il riconoscimento di vittima di mafia”. Don Ciotti ha anche ricordato di aver ricevuto ieri la telefonata del premier Paolo Gentiloni che gli ha comunicato il riconoscimento dei benefici della legge Bacchelli per il giornalista Riccardo Orioles.