Come tengono a rimarcare gli autori della protesta, “Il progetto del ponte sullo Stretto è la risposta sbagliata, inutile, dannosa ai problemi del meridione e del Paese”.
Il Comitato ‘No ponte’ spiega il perché della mobilitazione indetta per il prossimo 2 dicembre
Ed in tutto ciò, si legge nel comunicato diffuso per la mobilitazione, “Il Governo non perde occasione per enfatizzare l’utilità del ponte sullo Stretto di Messina presentandolo come un’opera green, sicura, moderna, un acceleratore di sviluppo per l’intero meridione che creerebbe 100mila posti di lavoro e ricchezza per tutte le aziende del Paese, migliorando la rete dei trasporti a Sud. Il tutto ad un costo stimato a preventivo di 14 miliardi di euro pari a quasi un punto di Pil. Il ponte sullo Stretto in realtà – spiega ancora il coordinamento – è tutt’altro che un’opera green visto che causerebbe un disastro ambientale devastando un patrimonio paesaggistico e naturalistico di enorme valore e attrattività turistica come lo stretto di Messina, scrigno di biodiversità tutelato dall’art.9 della Costituzione Italiana e da vincoli ambientali regionali, nazionali, europei, oltre ad essere un territorio geologicamente e morfologicamente fragile (il terremoto del 1908 e l’alluvione di Giampilieri del 2009 lo dimostrano tragicamente). L’intero territorio di entrambe le sponde diventerebbe un immenso e devastante cantiere, per un’opera estremamente critica”.
Il Comitato ‘No ponte’: “Il ponte sullo Stretto non risolve il problema della mancanza di una efficiente rete di trasporti interna alle regioni meridionali”
Ed ancora, “Il ponte sullo Stretto è infatti tecnicamente un azzardo visto che vi sono tanti dubbi sulla sua fattibilità tecnica: al mondo il ponte più lungo a campata unica (per il passaggio di treni, tir e auto) è di 1400 metri, mentre quello sullo Stretto di Messina dovrebbe raggiungere i 3300 metri. Servirebbe una rivoluzione nel campo dei materiali e della tecnologia per poterlo realizzare, come affermano alcuni esperti, e ad oggi non esistono le condizioni per questo salto. Il ponte sullo Stretto non risolve il problema della mancanza di una efficiente rete di trasporti interna alle regioni meridionali e della Sicilia e Calabria in particolare (autostrade e strade in stato pessimo), della mancanza di infrastrutture ferroviarie moderne (in Sicilia quasi l’80% della rete è a binario unico e oltre il 40% non è elettrificata), dell’inadeguatezza di porti ed aeroporti. Per dimezzare i tempi di attraversamento dei treni nello Stretto di Messina basterebbe utilizzare Frecciarossa da 4 vagoni che possono essere traghettati senza scomporli e/o prevedere l’acquisto di traghetti Ro-Ro più lunghi ed in grado di imbarcare treni con sette vagoni, convertendo le attuali flotte con traghetti elettrici per rendere il traghettamento a zero emissioni”.
Il Comitato ‘No ponte’: “Il ponte sullo Stretto non solo non sia una priorità ma rappresenta più una minaccia che una opportunità”
Altra motivazione sulla non utilità della costruzione del Ponte, rimarcano ancora gli oppositori, “Il ponte sullo Stretto non serve alle aziende del Paese perché non interviene sui problemi strutturali che impediscono agli imprenditori di avere i servizi territoriali adeguati per radicarsi ed espandersi, non dà prospettive di sviluppo nei settori strategici di cui il Sud necessita, non assorbe l’enorme disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile presente nel Meridione. Per questi motivi riteniamo che il ponte sullo Stretto non solo non sia una priorità ma rappresenta più una minaccia che una opportunità per lo sviluppo sostenibile della Sicilia, della Calabria e del Meridione”.
Il Comitato ‘No ponte’: “E’ necessario pertanto mobilitarsi per opporsi alla sua costruzione e lottare”
Dunque, recita il comunicato stampa diffuso ai media, “E’ necessario pertanto mobilitarsi per opporsi alla sua costruzione e lottare affinché le risorse pubbliche vengano utilizzate al Sud per migliorarne le infrastrutture esistenti, per la messa in sicurezza dei territori, per la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale, per la realizzazione di opere tecnicamente fattibili ed economicamente sostenibili, per il sostegno al reddito di quanti sono ai margini del mondo del lavoro e della società, per il rilancio di servizi essenziali come gli interventi sociali, la sanità, la scuola, la gestione dell’acqua, minacciati dall’incombente autonomia differenziata che allargherebbe il divario tra Nord e Sud”.
All’appuntamento di sabato 2 dicembre, previsto a Messina, alle ore 15.00 a piazza Cairoli, hanno già aderito all’appello: Arci Messina, CGIL Messina, Comitato Noponte Capo Peloro, Invece del Ponte, Italia Nostra Messina, Legambiente Messina, Messina Bene Comune, Messina in progresso, Resistenza Poetica, Rete degli Studenti medi Messina, Symphonia Laus, UDU Messina, UISP Messina, WWF Si registra anche l’adesione di: Europa Verde, M5S, PD, Sinistra Italiana.
Max