“A quasi due anni dall’inizio della pandemia, il nostro settore si trova ancora allo stesso punto: siamo fermi (tolte poche, troppe poche, situazioni a capienze ridotte che non permettono ovviamente di sostenere eventi vicini alla vecchia normalità)”. Inizia così il duro sfogo pubblicato dal cantautore Mahmood sui social, dopo aver comunicato l’ennesimo spostamento del suo tour.
“Oggi – ha scritto Mahmood – mi ritrovo a spostare le date del tour per la terza volta; e come me moltissimi miei colleghi e colleghe saranno obbligati a farlo mentre altri sono già stati costretti”. Ed ha aggiunto: “Ciò che differenzia questo spostamento dai precedenti è che, oggi, abbiamo a disposizione degli strumenti che permetterebbero di poter fare i concerti in sicurezza: i green pass. Guardo fuori dall’Italia e vedo che si può fare, evidentemente quando ci sono la volontà e l’attenzione verso un settore, le soluzioni si trovano”.
“Provo un forte sentimento di abbandono da parte delle istituzioni. Da parte loro, molto spesso, viene chiesto agli artisti di esporsi per la tutela di diritti della persona, per sensibilizzare il nostro pubblico verso temi che si dibattono a livello politico. Ora, invece, ci sentiamo soli, non considerati da uno Stato la cui maggior parte dei rappresentanti pensa solo a litigare sui social e a creare continuamente fazioni avverse tra le persone. Adesso è arrivato il momento di ascoltarci. È davvero giunto il turno dei nostri diritti, quelli degli artisti, degli addetti ai lavori e quelli del pubblico: abbiamo il diritto di tornare a fare il nostro mestiere e chi ci segue ha il diritto di tornare a riempire la propria vita di arte, cultura e intrattenimento. Abbiamo il diritto di tornare a vivere e riappropriarci delle nostre passioni. Abbiamo il diritto di essere ascoltati”, ha concluso.