(Adnkronos) –
Musk/Zuckerberg. Marc Zuckerberg pesa 75 kg ed è alto 1,71 cm; Elon Musk pesa circa 25 kg di più ed è alto 1,85. Lo scontro a mani nude in un box da arti marziali al Colosseo non avrebbe storia ed è poi talmente una bufala che rischia (data la mediaticità e anche l’eccentricità dei due) di essere, prima o poi, vero. Ma al di là di questa narrazione per i gonzi della Rete, c’è già in atto uno scontro tra i due vero e dirompente proprio in queste ore sul Web. Meta di Zuckerberg ha lanciato ufficialmente Threads, un’app testuale di Instagram che mira dichiaratamente a scalzare Twitter, la piattaforma di Elon Musk. E il successo è stato clamoroso; in un solo giorno ha ottenuto più di 10 milioni di iscritti distruggendo il record di ChatGPT che, solo pochi mesi fa, aveva raccolto un milione di iscrizioni nei primi cinque giorni di vita. Successo ancor più inaspettato perché nell’ultimo biennio Meta e lo stesso Zuckerberg personalmente erano stati sotto attacco negli USA e nella UE per molte cose: dalle tasse escluse, alla gestione spregiudicata dei dati personali della clientela e ciò si era riflesso in performance economiche via via più insoddisfacenti. Ora Threads (che, nella buona sostanza, vuole essere un Twitter più “serio e amichevole”) sembra riaprire a Zuck le porte del successo planetario. Musk ha reagito com’è il suo stile prima ironizzando, poi attaccando a parole, poi passando la palla ad uno stuolo di agguerritissimi legali per aprire un contenzioso (tra l’altro accusando Meta di aver assunto con pratiche scorrette un pool di ingegneri di Twitter) in diversi tribunali USA. Meta ha replicato estendendo la possibilità di accedere a Threads a più di cento Paesi (ma non ancora in Europa) e rendendo l’app del tutto compatibile sia con il sistema operativo Android di Google sia con iOS di Apple. Ma la strada per intaccare davvero il “regno” di Twitter (che conta oggi oltre 250 milioni di iscritti!!) è ancora molto lunga e Musk è un osso durissimo da masticare; dentro e fuori il ring. Vedremo.
Cripto. Dall’inizio dell’anno le quotazioni al Nasdaq di Coinbase (la piattaforma creata nel 2012 da Brian Amstrong per gli scambi delle criptovalute) sono cresciute in maniera significativa (dai 33 dollari di gennaio a 78,2 dollari di venerdì scorso). Un dato apprezzato dal mercato (anche se nel lungo periodo l’andamento della quotazione della piattaforma è in netto ribasso) e un segnale non trascurabile che, nonostante tutto, il settore cripto continua ad attirare interesse. In quest’ottica viene letta da molti analisti la richiesta di Blackrock (il più grande gestore di asset finanziari al mondo) di chiedere alle Autorità preposte la quotazione di un Etf (Exchange Traded Fund) su bitcoin. E’ molto difficile che la SEC concederà l’autorizzazione (come sempre ha fatto sinora) ma è indubbio che il fatto stesso che si muova Blackrock indica che bitcoin è ormai considerato (al di là delle ricorrenti “bolle” speculative) non più solo un mezzo di scambio ma una sorta di titolo tech che può attirare anche investitori tradizionali e qualificati. (di Mauro Masi)