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“L’Italia senza il Sud fa ridere, non riparte”. Gli interventi di Svimez ed Eurispes a ‘SUDeFUTURI’

Pur vantando eccellenze in ogni settore – richieste soprattutto all’estero – ed ubicato in una posizione che favorisce il pieno godimento di un tesoro paesaggistico senza eguali e, cosa non da poco, composto da terre e luoghi generosi di ogni primizia eno-gastronomica, da tempo immemore il Sud è invece considerato il fanalino di coda del Paese. Non si capisce per quale motivo ma, spesso, a differenza di altri ‘luoghi’, quando ci si rivolge al Meridione, si tende a giudicarlo come fosse il frutto di una gestazione sociale ‘altra’, come se parlassimo di un lembo di terra fuori dallo Stato. Onestamente, le motivazioni per cui negli anni lo Stato sembra abbia deciso di ‘prenderne’ le distanze, sono a noi sconosciute ma l’evidenza è sotto gli occhi di tutti: malgrado tute le sue ferite, il Sud è forse la migliore rappresentazione della nostra cultura secolare. In tutti i sensi.

Dunque, cosa sarebbe l’Italia senza il Sud? Una domanda alla quale, con cadenza annuale si propone di dare una risposta ‘SUDeFUTURI’, organizzato dalla Fondazione Magna Grecia che, dietro al titolo di ‘#UNLOCK_IT’, ne sta parlando (in diretta streaming), nel corso della seconda edizione, ospitata fino all’11 dicembre dal Palazzo dell’Informazione di AdnKronos, in piazza Mastai a Roma.

Svimez: “L’Italia senza Mezzogiorno fa ridere, dobbiamo capire che la ‘magna grecia’ conta”

Tra gli ospiti – illustri – chiamati a commentare l’attuale rapporto fra il Meridione ed i Paese, anche il presidente della Svimez, Adriano Giannola, il quale ha esordito spiegando che “L’Italia deve recuperare il suo ruolo nell’Unione europea essendo il Mediterraneo, anche se ormai siamo ospiti. Il tema è geopolitico perché l’Italia senza Mezzogiorno fa ridere, dobbiamo capire che la ‘magna grecia’ conta eccome“.

Svimez: “Con la pandemia siamo crollati a 30 punti di distanza dall’Europa”

Come tiene a spiegare Giannola, ”La prima cosa che noto è che qualche buona idea che forse c’è scompare annegata nel burocratismo. Un’idea di manutenzione su un motore fuso, perché l’Italia è un Paese che ha fuso il motore. Come reddito non siamo tornati ai livelli del 2007 dell’Italia nel suo complesso. Rispetto al resto dell’Europa che è avanti di 15 punti, con questa pandemia noi crolliamo a circa 30 punti di distanza. Cioè il paese è in caduta libera”.

Svimez: “Stiamo per spaccarci tra una triplice che non è sindacale, ma territoriale”

Riguardo eventuali ricette, o soluzioni di sorta per ‘tornar a riveder le stelle’, per il presidente Svimez ”L’uscita del Paese da questa enorme crisi ce la offre l’Europa con 209 miliardi che, guarda caso, il 20 luglio, ha capito quello che dovrebbe essere chiaro a tutti: occorre salvare l’Italia, perché salvarla significa salvare l’Unione europea. Noi stiamo per spaccarci tra una triplice che non è sindacale, ma territoriale, Lombardia Emilia Romagna Veneto e satelliti attorno come il Piemonte, e un Sud disperato, vittima delle politiche di coesione”.

Eurispes: “Se si pensa di fare a meno del Sud non si potrà andare da nessuna parte”

Dal canto suo, il presidente di Eurispes, Gian Maria Fara, nel corso del suo intervento ha invece ‘toccato il segno’ spiegando che “Credo che il Paese possa ripartire solo se riparte dal Sud, che è la vera unica risorsa ancora da sfruttare. Solo se si rende conto di questo il Paese avrà un futuro brillante e ricco di soddisfazioni. Se si pensa di fare a meno del Sud non si potrà andare da nessuna parte. Il Mezzogiorno rispetto al Nord del Paese è ancora libero, ha ancora spazi da offrire all’iniziativa economica, e poi offrire intelligenza e manodopera“.

Eurispes: “Urge restituire al Sud la sua identità, a vocazione artistico-culturale e turistica”

Commentando su ‘SUDeFUTURI’, il presidente di Eurispes ha quindi aggiunto che, “Per il Sud non immagino un futuro industriale, quanto costruito nei decenni precedenti ha già fatto i suoi danni, adesso basta. Il Sud ha una chiara vocazione turistica, artistico culturale, dei servizi. E vanno potenziate queste vocazioni, il Sud non ha bisogno di industrializzazione. Bisogna ridare al Sud la propria identità e rispettarla – ha quindi concluso Fara – Bisogna smettere di ritenerlo una colonia, come è stato fatto in questi decenni”.

Max