“L’Italia non è il Paese dell’anno per i suoi successi agli europei di calcio o delle sue pop star all’Eurovisione, ma lo è per la sua politica. Con Mario Draghi, ha acquisito un primo ministro competente, rispettato internazionalmente. Per una volta, un’ampia maggioranza dei suoi politici ha sepolto le differenze per sostenere un programma di approfondite riforme, il che porterà l’Italia ad avere i fondi che le spettano nel recovery plan dell’Ue”.
Un riconoscimento, quello che oggi ricopre di gloria il nostro (da noi) ‘aspramente criticato’ Paese, che viene da una voce seria ed autorevole, come l’inflessibile ‘The Economist’. Il pregiato tabloid oggi scrive infatti che se oggi l’Italia è Paese dell’anno 2021, lo deve a Mario Draghi, “premier competente e rispettato a livello internazionale… auguroni!”.
Dopo aver ricordato di aver criticato in più occasioni il nostro Paese, ”per la scelta dei leader, come Silvio Berlusconi, che potrebbe aver utilmente seguito l’ammonimento della canzone vincitrice dell’Eurovisione di stare ‘zitti e buoni’”, l’Economista rimarca che, proprio “A causa di una debole governance , gli italiani erano più poveri nel 2019 di quanto lo fossero nel 2000. Tuttavia quest’anno è cambiata”.
Un’investitura che certo – si spera – manderà definitivamente in soffitta quei vecchi affaristi e bacchettoni della politica e non, da sempre appesi agli umori di una classe amministrativa-istituzionale becera ed incapace nel gestire la società, quanto invece rapida e lucida nell’acchiappare! Persone che, nonostante i continui ‘salvataggi’ che da ex Governatore della Bce, l’attuale premier si è prodigato a compiere a nostro vantaggio, hanno avuto da ridire quando è ‘dovuto’ succedere al Conte bis, ‘incastrato’ fra lockdown e contini bonus, elargiti a ‘babbo morto’.
Da subito il premier si è ‘imposto’ anche nei confronti dell’Europa la quale, non solo ne ha condiviso da subito le priorità ma, ‘magicamente’ si è subito allineata, riconoscendo lo status del premier, e confidando nella sua esperienza, soprattutto nell’ambito dell’ecoomia.
Oltretutto, cosa non da poco, l’avvento di Draghi ha anche momentaneamente ‘livellato’ ed in parte stoppato le varie ed inutili baruffe chiozzotte che animavano una politica, mai scesa prima a livelli culturali così bassi.
Tanto è, auspica fra l’altro l’Economist, che Draghi – rinunciando alle ‘sirene’ del Colle (c’è tempo) – prosegua alla guida del Paese, continuando con questa sorta di miracolosa restaurazione.
Oltretutto, si legge ancora sul prestigioso tabloid, ”Il tasso di vaccinazione Covid dell’Italia è fra i più alti d’Europa. E dopo un difficile 2020, la sua economia si sta riprendendo più velocemente che in Francia o Germania. C’è un pericolo che questo inusuale buon governo possa essere reversibile. Draghi vuole diventare presidente, un ruolo più cerimoniale, e potrebbe succedergli un primo ministro meno competente. Ma è difficile negare che l’Italia sia un posto migliore che nel dicembre 2020. Per questo è il nostro paese dell’anno“, scrive l’Economist, concludendo con un “auguroni!” in italiano.
Max