Dopo un primo invio effettuato nelle prime settimane del conflitto in Ucraina, l’Italia sta pensando ad una seconda spedizione a vantaggio di Kiev.
Vista la situazione, con 100mila soldati russi pronti a sferrare l’attacco finale (secondo gli 007 russi britannici il fine è quello di vincere entro il 9 maggio), il disperato bisogno di armi e mezzi per difendere il Donbass non può essere infatti essere procrastinato.
Dunque per accelerare l’iter si parla di uno specifico decreto (non interministeriale tra Esteri- e Difesa), da varare direttamente in Consiglio dei ministri. Ora, come dicevamo, il ‘problema’ maggiore è la tempistica, perché per il Cdm al momento si parla della prossima settimana, se non addirittura di quella successiva: un’eternità.
Quello che davvero lascia perplessi, è che in realtà al momento non è ancora stato deciso se il sostegno che il governo ha intenzione di dare all’Ucraina sarà economico o militare.
Questo anche perché, come ormai noto, intorno alla fornitura di armi a Kiev, pesa l’ostracismo del M5s, che potrebbe addirittura determinare una fattura all’interno della maggioranza.
Insomma le solite cose all’italiana: mai chiari, o si decide di supportare l’Ucraina o no. Sempre le mezze misure, ’armiamoci… e partite’! Come dire, quando si tratta di accattivarsi l’opinione pubblica sono tutti coesi con il famoso ‘spirito europeo’ poi, spente le telecamere, ciascuno torna a coltivare il proprio orticello…
Ancora una volta c’è da ringraziare che, sia nella fase finale della pandemia, nelle allocazione del Pnrr e, in occasione dell’invasione russa in Ucraina, al governo siede un certo Mario Draghi. Non osiamo nemmeno pensare cosa sarebbe potuto accadere ad un governo, anche come l’attuale, senza però al centro una figura così seria e determinante: poveri noi!
E lo stesso Draghi, a quanto pare, avrebbe intenzione di recarsi personalmente a Kiev per incontrare fisicamente Zelensky…
Max