Linfoma aggressivo, studio italiano conferma efficacia Car-T

(Adnkronos) – I dati di efficacia del trattamento con Car-T dei pazienti affetti da linfoma aggressivo ottenuti negli studi di registrazione presentati alle agenzie del farmaco sono stati recentemente confermati da uno studio italiano (Cart-Sie) progettato dalla Società italiana di ematologia (Sie), presentato in plenaria al Congresso nazionale della Sie e come poster al Congresso internazionale della Società americana di ematologia (Ash). Si tratta di uno studio osservazionale retrospettivo e prospettico coordinato da Paolo Corradini, direttore del Dipartimento di ematologia e onco-ematologia pediatrica della Fondazione Irccs Istituto nazionale dei tumori (Int) di Milano e professore di Ematologia all’Università Statale del capoluogo lombardo, in collaborazione con la Sie, al quale è dedicato un approfondimento pubblicato su ‘Alleati per la Salute’ (www.alleatiperlasalute.it), portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis. 

“La tecnologia Car-T, altamente innovativa, è stata inizialmente sviluppata dall’Università della Pennsylvania. Il primo trattamento è stato somministrato nel 2012 negli Stati Uniti a una bambina di 7 anni affetta da leucemia acuta linfoblastica che non rispondeva alle terapie classiche”, ricorda Annalisa Chiappella, del Dipartimento di ematologia e trapianto di midollo osseo dell’Int e tra gli autori dello studio. Il termine Car-T – acronimo dall’inglese Chimeric antigen receptor T cell therapies, ovvero terapie a base di cellule T esprimenti un recettore chimerico per antigene – si riferisce quindi a una immunoterapia innovativa. “I linfociti T del paziente – spiega l’oncologa – vengono prelevati attraverso una procedura di raccolta delle cellule (linfocitoafaresi) e successivamente vengono geneticamente modificati in laboratorio (ingegnerizzati) in modo da essere resi più capaci di riconoscere le cellule tumorali. Quando questi linfociti geneticamente modificati vengono reinfusi nel paziente, attraverso una infusione in vena, entrano nel circolo sanguigno, riconoscono le cellule tumorali e le combattono attivando una risposta del sistema immunitario contro la malattia”. 

L’introduzione della terapia cellulare con cellule T (Car-T) – si legge nell’articolo – ha cambiato le prospettive a lungo termine per i pazienti con una diagnosi di linfoma non Hodgkin aggressivo recidivato/refrattario alla chemioimmunoterapia. Tra i linfomi aggressivi che possono beneficiare del trattamento con Car-T vi sono il linfoma diffuso a grandi cellule B (Dlbcl), il più frequente tra i linfomi non Hodgkin, il linfoma ad alto grado (Hgbcl, con caratteristiche biologiche come il riarrangiamento di Myc e Bcl2, i cosiddetti linfomi double-hit, che determinano una cattiva prognosi), il linfoma a grandi cellule trasformato da linfoma indolente e il linfoma primitivo del mediastino (Pmbcl – Primary mediastinal large B-cell lymphoma). 

I risultati preliminari dello studio Cart-Sie, presentati ai congressi nazionali e internazionali lo scorso anno, riportano l’andamento clinico dei quasi 200 pazienti trattati in Italia tra il 2019 e il 2021 nei maggiori centri di ematologia del Paese. Nello specifico, questi avevano un’età mediana di 53 anni (range 19-70); la maggior parte dei pazienti si presentava con malattia in stadio avanzato (stadio III/IV) ed erano fortemente pretrattati (mediana di tre precedenti linee di terapia), e il 30% aveva ricevuto (e già fallito) un trattamento di chemioterapia ad alte dosi e trapianto di cellule staminali autologhe. “Lo studio – riferisce Chiappella – dimostra come i dati ottenuti dalla ricerca italiana siano sovrapponibili ai dati ottenuti dagli studi registrativi, con una risposta globale a un mese dall’infusione di circa 70% e una sopravvivenza libera da progressione a 6 mesi del 54% e di sopravvivenza globale dell’80%: dati assolutamente promettenti in un gruppo di pazienti fortemente pretrattati. Nella casistica italiana non sono state evidenziate differenze tra i due prodotti cellulari utilizzati, seppure con il limite dei piccoli numeri”. 

Attualmente in Italia, dal 2019, ci sono due prodotti cellulari Car-T registrati e rimborsati dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per il trattamento del linfoma a grandi cellule B recidivante/refrattario ad almeno due linee di chemioimmunoterapia precedente. Una è anche registrata e rimborsata per i Pmbcl recidivati e refrattari a due linee di trattamento. L’Aifa ha recentemente esteso il trattamento della terapia Car-T, includendo: pazienti con 75 anni di età, pazienti con malattia pregressa a livello del sistema nervoso centrale, purché ci siano segni di attività di malattia, e pazienti precedentemente sottoposti a trapianto allogenico senza segni di Graft versus host disease – la reazione immunitaria causata dalle cellule trapiantate (provenienti dal donatore) nei confronti dei tessuti della persona che le riceve (ricevente). 

L’articolo completo ‘Linfoma diffuso a grandi cellule B (Dlbcl) e terapia Car-T. Studio italiano’ è disponibile su alleatiperlasalute.it.