Giustamente, si fa un gran parlare del coronavirus e, onestamente, bisogna riconoscere che la situazione non così drammatica come in molti continuano a ripetere. In realtà, fortunatamente, si tratta di un’influenza di larga diffusione che sicuramente implica complicazioni, ma è anche altrettanto vero che nella maggior parte dei casi, si risolvono spontaneamente senza il ricovero ospedaliero. In realtà quello che tutti realmente temiamo è semmai ‘la morte’ a causa del coronavirus ebbene, anche qui urge sottolineare che, se non in situazioni di altre patologie pre-esistenti, o deficit immunitari, il tasso di mortalità è grossomodo uguale a quello di una normale influenza.
Del resto, come ha tenuto a sottolineare nel corso della conferenza stampa nelle sede romana della Protezione Civile, l’esperto Prof. Walter Ricciardi dell’Organizzazione mondiale della Sanità, “Su 100 persone malate, 80 guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi seri ma gestibili in ambiente sanitario, il 5% è gravissimo, di cui il 3% muore. Peraltro sapete che tutte le persone decedute avevano già delle condizioni gravi di salute”
Così, anche per farcelo spiegare dagli addetti ai lavori, siamo andati sul portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica, ‘Epicentro’ 8a cura dell’Istituto superiore di sanità), dove è possibile apprendere dati ed incidenze della ‘classica’ influenza. Quella che puntualmente ci coglie ogni anno.
Nello specifico, siamo andati a leggere (e riportiamo fedelmente), quanto spiega il bollettino settimanale FluNews-Italia – rapporto della sorveglianza integrata dell’influenza – che riporta i dati di diversi sistemi di sorveglianza, che delineano l’impatto della stagione influenzale sulla popolazione italiana.
“In particolare – si legge nel rapporto – per quanto riguarda la mortalità, sono due sorveglianze le fonti a cui si fa riferimento. La prima è il sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera (Sismg) che si basa su 19 città campione italiane che raccolgono quotidianamente il numero di decessi negli ultra 65enni per tutte le cause (non solo per influenza). Questo numero viene confrontato con quello atteso costituito dalla media dei decessi registrati nei cinque anni precedenti.
Ogni anno l’influenza determina un eccesso di mortalità. Se, infatti, osserviamo l’andamento della mortalità totale (cioè per tutte le cause) in un periodo di tempo, notiamo un andamento sinusoidale con dei picchi in corrispondenza dei mesi invernali e degli avvallamenti nei periodi estivi e i picchi si osservano soprattutto tra le persone anziane. Dunque, il razionale della sorveglianza della mortalità giornaliera (Sismg) è quello di evidenziare aumenti del numero di decessi osservati che supera il numero atteso in presenza di una stagione influenzale particolarmente aggressiva. Il sistema di sorveglianza prende in considerazione il numero di decessi per tutte le cause perché i dati dei decessi per influenza non sono disponibili in tempo reale. Infatti l’Istat ogni anno codifica tutti i certificati di morte, compresa l’influenza, e ne attribuisce la causa principale, un processo che richiede per rendere disponibili i dati di mortalità per specifica causa mediamente un periodo di due anni”.
“Il secondo sistema di sorveglianza è quello delle forme gravi e complicate di influenza confermata in laboratorio nei pazienti ricoverati in terapia intensiva. Questo sistema monitora il numero di decessi attribuibili all’influenza che si osservano nella popolazione di pazienti che ha un quadro clinico molto grave.
Per le ragioni sopra descritte, nessuno dei due sistemi di monitoraggio fornisce il numero totale di decessi che l’influenza stagionale provoca ogni anno in Italia. Per quest’ultimo dato è inoltre necessario sottolineare un ulteriore elemento da tenere presente. Se analizziamo i dati di mortalità specifici per influenza che l’Istat fornisce ogni anno in Italia, i decessi per influenza sono qualche centinaio.
Il motivo principale è che spesso il virus influenzale aggrava le condizioni già compromesse di pazienti affetti da altre patologie (per esempio respiratorie o cardiovascolari) fino a provocarne il decesso. In questi casi spesso il virus influenzale non viene identificato o perché non ricercato o perché il decesso viene attribuito a polmoniti generiche.
Per questo motivo diversi studi pubblicati utilizzano differenti metodi statistici per la stima della mortalità per influenza e per le sue complicanze. È grazie a queste metodologie che si arriva ad attribuire mediamente 8000 decessi per influenza e le sue complicanze ogni anno in Italia“.
“Dai dati finora disponibili – si legge ancora – emerge che la stagione 2019-2020 è stata caratterizzata da un periodo iniziale di bassa incidenza, che si è protratto fino alla fine di dicembre 2019, e da un intensificarsi dell’attività virale con l’inizio del nuovo anno. Nelle prime settimane del 2020, infatti, l’incidenza delle sindromi simil-influenzali (ILI, influenza- like illness) è aumentata progressivamente fino al raggiungimento del picco epidemico nella quinta settimana del 2020 (dal 27 gennaio al 2 febbraio 2020), con un livello pari a circa 13 casi per mille assistiti, valore che colloca la stagione in corso a un livello di “media intensità”. Anche nella precedente stagione il picco era stato raggiunto nella quinta settimana del 2019 con un livello di incidenza più alto e pari a 14 casi per mille assistiti.
Dall’inizio della sorveglianza (fissata al 14 ottobre 2019), fino alla settima settimana del 2020, sono stati stimati circa 5.632.000 casi di sindrome simil-influenzale in tutto il Paese. Le ILI hanno colpito tutte le Regioni, ma in modo particolare quelle del Centro Italia.
Come di consueto, anche sono state colpite soprattutto le età pediatriche. In particolare, emerge che l’incidenza per i bambini sotto i cinque anni in questa stagione ha raggiunto valori elevati simili a quelli osservati nelle due precedenti stagioni, come mostrato in Figura.
Dal punto di vista virologico la stagione è caratterizzata dalla predominante circolazione dei virus di tipo A (68%). Di questi:
il 54% appartiene al sottotipo A(H3N2); il 39% al sottotipo A(H1N1)pdm09; il 7% non è stato sottotipizzato; Il 32% dei virus isolati dai laboratori della rete InfluNet è di tipo B.
Finora i virus influenzali antigeneticamente caratterizzati sono risultati simili ai ceppi contenuti nel vaccino stagionale.
Dunque l’influenza che genericamente definiamo ‘normale’, tocca da vicino oltre 5 mln di italiani e, in alcuni anni, ha anche toccato qualcosa come 8mila decessi. Certo, con l’abitudine a vaccinarsi in poco tempo siamo riusciti a contenere di molto le vittime, urge però spiegare che spesso, in quanto non direttamente riconducibili ai ceppi di influenza, come spiega l’esperto del dipartimento malattie infettive dell’Istituto, Antonino Bella, “non rientrano le polmoniti di pazienti che non vanno in terapia intensiva, che sono molti di più di quelli che ci finiscono. E poi ci sono tutti quelli che anche altre patologie, di cui l’influenza può essere una complicanza. Così abbiamo bisogno di prendere dall’Istat i dati dell’influenza ma anche delle sue complicanze“.
I dati della sorveglianza delle forme gravi e complicate di influenza confermata in laboratorio in pazienti ricoverati in terapia intensiva mostrano che dall’inizio della sorveglianza sono stati confermati 157 casi gravi di influenza (tra cui 30 decessi). L’età mediana dei casi segnalati è di 61 anni (range 1-91) e il 78% ha più di 50 anni. L’82% dei casi gravi e il 97% dei decessi da influenza confermata segnalati al sistema presentano almeno una patologia cronica preesistente. Nella maggior parte dei casi gravi (52%) è stato isolato il virus A(H1N1)pdm09 seguito dal virus A(H3N2) (22%) e solo nel 7% dei casi gravi un virus di tipo B.
Considerazioni serie e ragionate che dovrebbero indurci solamente ad avere più accortezze igieniche e comportamentali. Altrimenti si da via libera ad un’inutile isteria collettiva che può solo far danni. Ad esempio, le migliaia di imbecilli che hanno inutilmente ‘svuotato’ gli scaffali dei supermercati, forse non sanno che così facendo hanno ‘costretto’ i responsabili della grande distruzione a ‘triplicare’ le consegne che, come è risaputo, nel nostro Paese avvengono ‘su gomma’. Quindi grazie a queste stupide fobie molto presto saliranno i prezzi… complimenti!
Max