Era circa luna della notte quando, al termine di unestenuante mediazione e di continui contatti telefonici tra gli agenti ed alcuni ospiti della struttura, sono stati finalmente liberati gli operatori umanitari (mai stati comunque in pericolo). La struttura è quella di Cona, un centro di prima accoglienza sito in provincia di Venezia, dove ieri era scoppiata una rivolta, con mobili e oggetti dati alle fiamme e gli operatori bloccati per ore all’interno del centro. Motivo della violenta protesta, limprovvisa morte (poi rivelatasi per cause naturali), di una ragazza di 25 anni della Costa d’Avorio, trovata morente dal marito nel bagno del centro. A scatenare la rabbia dei richiedenti asilo, un presunto ritardo nei soccorsi alla giovane. La struttura di Cona è una ex base missilistica dove oggi alloggiano circa 1.400 richiedenti asilo, anche se il Centro ne potrebbe ospitare solo 500. Dunque il tutto si è risolto pacificamente sotto il profilo dellordine pubblico ma, politicamente, la vicenda ha scatenato fortissime polemiche. Intanto, come ha testimoniato SkyTg24, è subito andata in scena la protesta pacifica – del gruppo “Coneta non è più Italia, qua è Africa”, formato da alcuni residenti della frazione del comune di Cona che ospita il Cpa, i quali hanno tenuto a sottolineare che il centro ospita 1.400 immigrati ma qui siamo 190 residenti”. A dare il via alla bagarre è stato il vicepresidente del Senato e responsabile organizzazione e territorio della Lega Nord Roberto Calderoli, secondo cui, alla luce di quanto accaduto, “tutti i richiedenti asilo ospitati nella struttura di Cona devono essere espulsi subito. È inconcepibile che nessuno di loro sia stato fermato o denunciato dopo i gravissimi fatti di questa notte afferma Calderoli attraverso una nota – ma che segnale diamo ai 180mila richiedenti asilo che stiamo mantenendo, ospitando e viziando? E che, oltre tutto, dispongono anche delle connessioni e sono informati su tutto quello che accade? Che in Italia si può devastare o incendiare una struttura o prendere in ostaggio degli operatori senza rischiare nulla? Espelliamoli subito tutti, diamo un segnale chiaro a questa gente prima che sia troppo tardi”. Dal canto suo Matteo Salvini non ha tardato a postare su Fb il suo commento per quanto accaduto: “Rivolta degli immigrati nel centro di accoglienza di Cona (Venezia), con mobili dati alle fiamme e operatori della cooperativa, medici e infermieri sequestrati tutta la notte, e i loro container assediati a sprangate. La rivolta si è conclusa poco fa. In Bulgaria a novembre, dopo un episodio simile, centinaia di ’richiedenti asilo’ violenti sono stati espulsi. In Italia invece a questa gentaglia non succederà nulla. Quando sarò al governo ha ammonito il leader del carroccio – espulsioni di massa, chiusura dei centri e navi della marina militare che, dopo aver soccorso tutti, li riportano indietro. Basta, il 2017 sarà l’anno della riscossa”. Cercando di gettare acqua sul fuoco, il dem Federico Gelli, presidente della commissione di inchiesta sui migranti, assicura che “quanto prima la nostra Commissione si occuperà del caso cercando di fare piena luce sui drammatici fatti di Cona ma appena possibile ascolteremo anche il Ministro dellInterno Minniti. Con lui vogliamo capire se predisporre i Cie, centri di identificazione ed espulsione, in ogni regione sia realmente la risposta giusta allemergenza immigrazione. Ce ne sono 10 in Italia di cui però solo 4 operativi e lesempio del Cpa di Cona, passato in poco più di un anno da 50 a 1400 ospiti, ribadisce linadeguatezza di queste strutture che troppo spesso diventano ghetti difficili da gestire. Meglio – conclude Gelli – sarebbe unaccoglienza diffusa sul territorio con la collaborazione di tutti i Comuni italiani e non solo di una parte come accaduto finora.
M.