Al Sarraj ha accolto l’appello di Putin ed Erdogan di cessate il fuoco. Nell’incontro di ieri i due leader hanno ribadito che l’inviolabilità della sovranità della Libia è “raggiungibile soltanto attraverso un processo politico condotto dai libici e basato su un dialogo franco e inclusivo fra loro”, e hanno invitato le parti a interrompere le ostilità a partire dalla mezzanotte di domenica 12 gennaio. Il Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale (Gna) con una nota “accoglie con favore qualsiasi appello alla ripresa del processo politico e ad allontanare lo spettro della guerra, in conformità con l’accordo politico e il sostegno alla Conferenza di Berlino patrocinata dalle Nazioni Unite”. L’avanzata di Haftar, ospite ieri a palazzo Chigi dal premier Conte, dovrebbe fermarsi alle porte di Tripoli.
Erdogan e Putin si dimostrano punti di riferimento nella risoluzione delle principali questioni internazionali, quella libica e siriana. Nonostante le divergenze, la Russia sostiene Haftar mentre la Turchia Al Sarraj, la diplomazia e le relazioni commerciali hanno il sopravvento. Proprio ieri infatti è stato inaugurato il gasdotto russo-turco TurkStream, un’infrastruttura che apre la strada a un partenariato strategico che non permette un conflitto tra le parti.
Anche il ministro Di Maio, in trasferta ad Algeri, ha sottolineato la necessità di trovare una soluzione unitaria con l’Ue “in modo da far adottare un embargo sulle armi”. Il ministro ha aggiunto che “la Libia è un problema di sicurezza nazionale che affrontiamo con tutte le nostre forze. Spingeremo perché si individui il prima possibile una data per la conferenza di Berlino. Dobbiamo mettere tutti gli interlocutori intorno a un tavolo e trovare una soluzione”.
Per il momento gli sforzi del ministro Di Maio non sembrano ripagati. La voce europea fa fatica a imporsi anche a causa delle sempre eterne divergenze sulla questione libica. E in questa afasia europea si sono inserite Russia e Turchia, impazienti di imporre la loro influenza nel paese.
Serve una visione comune da parte degli stati europei per porre fine a un’instabilità in Libia che dura ormai da quasi un decennio.
Mario Bonito