Libia, l’ostaggio italiano Vallisa torna a casa – Valeria Grassi

E’ stato liberato Marco Vallisa, il tecnico italiano della ditta Piacentini, rapito in Libia, il 5 luglio 2014. Il nostro connazionale è stato subito messo su un volo per l’Italia, ne ha dato notizia questa notte con un tweet, il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni. Originario di Rovereto di Cadeo, in provincia di Piacenza, il cinquantaquattrenne, Vallisa, è stato tratto in ostaggio assieme a due colleghi, rilasciati due giorni dopo il sequestro, il bosniaco Petar Matic e il macedone Emilio Gafuri, nella città costiera di Zwara. L’obiettivo dei rapitori potrebbe essere stato quello di chiedere un riscatto: la pista del sequestro politico, infatti, appare meno realistica, perché i fatti si sono verificati in una zona lontana dalla Cirenaica, dove si concentrano i ribelli jihadisti in conflitto con Tripoli.

“Esprimo profonda soddisfazione per la liberazione di Marco Vallisa”, ha affermatoGentiloni, “Desidero ringraziare calorosamente tutti coloro che hanno lavorato per il felice esito della vicenda. Tale risultato è il frutto di un gioco di squadra dell’Unità di crisi del ministero degli Esteri, dei nostri servizi d’informazione e dell’ambasciata d’Italia a Tripoli. A tutti esprimo il mio più vivo apprezzamento per la dedizione e la professionalità dimostrata e per l’efficace e paziente azione. Un particolare ringraziamento – conclude il titolare della Farnesina – va alla famiglia Vallisa per la fiducia nel lavoro delle istituzioni”.

Abbiamo vinto una battaglia, ma non di certo la guerra,al momento sono ancora cinque gli italiani tenuti in ostaggio nel mondo: padre Paolo Dall’Oglio, sequestrato a fine luglio del 2013 in Siria; le due cooperanti lombarde Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, in ostaggio dal 31 luglio 2014; il tecnico veneto Gianluca Salviato, rapito in Libia il 22 marzo 2014, il cooperante siciliano Giovanni Lo Porto, scomparso il 19 gennaio 2012 tra il Pakistan e l’Afghanistan.