Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è volato in Libia, dove questa mattina ha incontrato a Tripoli Fayez al Sarraj, primo ministro del Governo di accordo nazionale. “L’Italia vede con favore e sostiene l’accordo raggiunto con Saleh per la promozione di un cessate il fuoco”, ha detto il ministro, sottolineando che “deve cessare ogni interferenza esterna”, rivolgendosi soprattutto alla Turchia e alla Russia. “La Libia per noi è un attore importante – ha proseguito – uno snodo cruciale per costruire un nuovo modello di sviluppo nel Mediterraneo, con scambi commerciali fiorenti e opportunità di crescita per tutti i Paesi dell’area”.
Di Maio, accompagnato dal sottosegretario Manlio di Stefano (speriamo non sia andato a Beirut), si riferisce alla recente intesa siglata tra Sarraj e Aguila Saleh, il presidente del parlamento di Tobruk. I due leader lo scorso 21 agosto hanno annunciato un cessate il fuoco in tutta la Libia, in particolare nelle zone della città di Sirte e della base aerea di Al Jufra, da tempo terreno di scontro tra le forze del Governo di accordo nazionale e l’autoproclamato Esercito Nazionale Libico guidato dal generale Khalifa Haftar. Ma le truppe di Haftar, l’uomo forte della Cirenaica, hanno respinto l’iniziativa di una tregua. “È solo marketing mediatico”, aveva dichiarato Ahmed al Mismari, il portavoce del sedicente esercito (Lna).
La visita di Di Maio a Tripoli
L’obiettivo della missione di Di Maio, però, non è solo di natura politica, ma anche rinsaldare i legami industriali e commerciali. “Vogliamo che le imprese italiane vengano qui da noi per sostenere lo sviluppo e la crescita della Libia”, ha rassicurato al Sarraj; per questo verrà istituita una commissione per le questioni economiche tra i due Paesi “il prima possibile”. Tra i progetti principali la costruzione “dell’autostrada della pace” e dell’aeroporto internazionale di Tripoli (quest’ultimo affidato al consorzio Aeneas, ora fermo per motivi di sicurezza). In cambio c’è la questione migranti. Nulla di nuovo se non una bella rispolverata, grande paradosso, del Trattato di Bengasi (di amicizia e cooperazione) sottoscritto dal colonnello Muammar Gheddafi e da Silvio Berlusconi nel 2008.
Di Maio, oltre a Fayez Serraj, vedrà il ministro degli Esteri Mohamed Syala, il vice premier Ahmed Maitig, il presidente della Noc (National Oil Company, la compagnia petrolifera nazionale della Libia) Mustafa Sanalla e il presidente dell’Alto Consiglio di Stato, Khaled Meshri. Poi andrà a Tobruk per incontrare anche il presidente della Camera dei rappresentanti Saleh.
Mario Bonito