Alla fine sono tornati in libertà i due giornalisti della Reuters, tratti in arresto a fine 2017 in Myanmar. Wa Lone e Kyaw Son Oo erano stati arrestati in seguito ad uninchiesta giornalistica sugli abusi contro letnia Rohingya: dovevano scontare una condanna a sette anni di carcere per violazione della legge sul segreto di Stato. Dopo oltre 500 giorni di prigionia i due giornalisti sono stati liberati grazie ad unamnistia presidenziale concessa a 6.250 prigionieri, in seguito anche alle numerose pressioni rivolte al Myanmar da tutto il mondo.
Liberati i due giornalisti arrestati in Myanmar, mesi di dialogo
Wa Lone e Kyaw Soe Oo furono arrestati quando stavano realizzando un report sulla morte di dieci cittadini di etnia Rohingya e su altri abusi, per cui sono sotto inchiesta membri dellesercito del Myanmar nello stato occidentale del Rakhine. I due giornalisti ad aprile avevano vinto il prestigioso premio Pulitzer nella categoria “International Reporting”. “Sono davvero felice ed emozionato di rivedere la mia famiglia e i miei colleghi”, ha detto alluscita dal carcere di Wa Lone. “Non vedo lora di tornare in redazione”.
Le critiche rivolte al Myanmar sono state dure e continue dopo larresto e la condanna dei due giornalisti Reuters, ma in particolare con laccusa di aver avviato una pulizia etnica nei confronti dei Rohingya, con oltre 700 mila cittadini del Myanmar costretti ad emigrare verso il Bangladesh. Anche Aung Sang Suu Kyi, consigliere di Stato, premio Nobel per la Pace 1991 e leader ufficioso del Paese, era stata pesantemente criticata per le due questioni dal vice presidente Usa, Mike Pence, nel corso di un meeting a margine del vertice dellAsia-Pacific Economic Cooperation di Port Moresby, in Papua Nuova Guinea.
La libertà per i due giornalisti è il risultato di lunghe trattative e mesi di dialogo con il Myanmar, come ha riportato un consigliere del governo di Yangon e rappresentante per lagenzia britannica, Ara Darzi, in coincidenza con gli eventi per il Capodanno tradizionale del Paese, il 17 aprile, data in cui la tradizione vuole che vengano rilasciati dei prigionieri.