A poco meno di un mese dall’esplosione che ha sconvolto Beirut lo scorso 4 agosto, ieri l’ex diplomatico Mustapha Adib, 48 anni, è stato nominato primo ministro libanese e incaricato di formare il nuovo governo. L’esecutivo precedente, guidato da Hassan Diab, si era dimesso dopo le proteste provocate dalla deflagrazione.
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Ambasciatore in Germania dal 2013 e sunnita come da tradizione nel Paese, Adib è stato votato da 90 su 120 deputati, ottenendo l’appoggio delle maggiori forze sciite capeggiate dai partiti Hezbollah e Hamal, dell’ex primo ministro sunnita Saad Hariri e delle forze cristiane guidate dal presidente Michel Aoun.
Il nuovo primo ministro, sconosciuto per gran parte della popolazione, ha il compito di riformare radicalmente la politica di uno Stato sull’orlo del baratro. La tragica esplosione di Beirut, oltre a provocare circa 190 morti, 6.000 feriti e, secondo la Banca Mondiale, danni da 8 miliardi di dollari, ha messo in luce tutte le contraddizioni del Paese dei cedri. Per questo Adib, un tecnico con pochissima esperienza di governo (è stato capo di gabinetto nel 2011 nel secondo governo guidato da Nagib Mitaki), per molti non è l’uomo giusto per portare avanti una grande e necessaria trasformazione.
Nel frattempo ieri il presidente francese, Emmanuel Macron, è tornato a Beirut per incontrare i leader del Paese, dove l’8 settembre è attesa anche la visita del premier italiano Giuseppe Conte.
Mario Bonito