Doppia risposta della Commissione Europea alla Polonia e all’Ungheria, per le norme che riguardano la comunità Lgbt. L’esecutivo Ue nel pacchetto di luglio ha lanciato due procedure di infrazione, con due lettere di messa in mora, per la tutela dell’eguaglianza e dei diritti fondamentali: una contro Budapest per la legge, adottata di recente, che vieta o limita l’accesso dei minorenni a contenuti che promuovano o rappresentino la cosiddetta “divergenza dall’identità corrispondente al sesso alla nascita, il cambiamento di sesso o l’omosessualità” e contro un ‘disclaimer’ imposto ai libri per bambini con contenuti Lgbt.
Per quanto riguarda la Polonia, invece, la Commissione ritiene che le autorità polacche non abbiano risposto in maniera esauriente e completa alle sue richieste di chiarimento sulla natura e sull’impatto delle cosiddette “zone libere dall’ideologia Lgbt”, istituite da diverse regioni e comuni polacchi. I due Stati membri hanno ora due mesi per rispondere agli argomenti avanzati dalla Commissione; in caso contrario, potrebbe passare al secondo stadio della procedura, il parere motivato e poi deferirle alla Corte di Giustizia Ue.
La Commissione Europea è intanto “profondamente preoccupata” per la decisione presa dalla Corte Costituzionale polacca, che ha stabilito che una decisione della Corte di Giustizia dell’Ue deve essere ignorata, decisione che “conferma le nostre preoccupazioni per lo Stato di diritto in Polonia”. L’esecutivo “si attende che la Polonia faccia sì che tutte le decisioni della Corte di Giustizia dell’Ue siano attuate correttamente”. Lo afferma il portavoce capo della Commissione Europea Eric Mamer, durante il briefing con la stampa a Bruxelles.
Ieri il Ppe aveva commentato la mossa della Corte Costituzionale polacca come il primo passo verso l’uscita dall’Ue. “Il diritto Ue ha la primazia sul diritto nazionale – ricorda Mamer – tutte le decisioni della Corte di Giustizia dell’Ue sono vincolanti” per le autorità e i tribunali degli Stati membri, dato che “i cittadini dell’Ue devono essere protetti nello stesso modo” in tutta l’Ue. “Non esiteremo a fare uso dei poteri che ci sono attribuiti dai trattati per salvaguardare il diritto dell’Ue”, conclude Mamer.
“Il nuovo regime disciplinare adottato dalla Polonia nei confronti dei giudici della Corte Suprema e dei magistrati dei tribunali ordinari è “incompatibile” con il diritto Ue. Questo quanto stabilito dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che accoglie il ricorso della Commissione, dichiarando che Varsavia “non ha rispettato gli obblighi che le derivano dal diritto Ue”. La Polonia ora “deve adottare le misure necessarie a rettificare la situazione”.