ATTUALITÀ

L’ennesimo episodio di violenza da parte di un gruppo di ragazzi ai danni di un minorenne

Cosa sta succedendo ai nostri ragazzi? Cos’è questo aumento di episodi di violenza che leggiamo sulle cronache? Risponde Giuseppe Lavenia sulla profonda e prolungata difficoltà e le intollerabili manifestazioni aggressive

Il fatto è accaduto in provincia di Frosinone e, a scatenare il pestaggio, è bastato un complimento rivolto a una ragazza su Facebook. Il messaggio ha aizzato l’ira di un altro corteggiatore che ha architettato, insieme ad altri amici, un’assurda vendetta. Il 16enne è stato attirato in una trappola, con la scusa di un invito a giocare una partita di calcetto. Quando si è presentato all’appuntamento, è stato accerchiato e massacrato di botte dal branco. «I nostri ragazzi sono in profonda difficoltà», premette Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta e Presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, GAP e Cyberbullismo) si legge nella nota di analisi.«La loro salute mentale, ormai, è allo stremo. L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo da oltre un anno ha sicuramente portato a un maggior smarrimento dei ragazzi. A confermarlo, anche una ricerca condotta dall’Associazione Nazionale Di.Te., su un campione di circa 10 mila giovani, dove il 40% ha dichiarato di non riuscire a immaginare un futuro in questo momento. Stanno venendo meno i progetti e i desideri, che invece in un’età come la loro dovrebbero essere all’ordine del giorno. Uno stato d’animo che ha portato, inevitabilmente, anche a un aumento dell’aggressività. C’è troppa rabbia da sfogare».

Perché questo? «L’aggressività si manifesta nei ragazzi come una sorta di meccanismo depressivo. La gestione rispetto all’adulto è differente, quest’ultimo ha la capacità di sfogarsi anche in modi diversi, che sia verbalmente o con un cambiamento dell’umore, ma il ragazzo esprime il suo disagio emotivo molto spesso con l’aggressività. Ovviamente, non vuole essere una giustificazione ma solo un input per far fare a noi adulti un esame di coscienza. Siamo stati veramente vicini ai ragazzi durante quest’emergenza sanitaria che è ancora in corso? Li abbiamo ascoltati e supportati nel giusto modo? Forse, molti di noi hanno sottovalutato questi aspetti e le conseguenze sui nostri figli le stiamo cominciando a vedere adesso. La salute fisica, il benessere, l’equilibrio, passano dove c’è la salute mentale e, forse in un momento così delicato, la salute mentale è stata messa un po’ da parte. Lo dimostrano anche le ultime ricerche che vedono aumentare del 50% i disturbi ansiosi da parte degli adolescenti».

«La frustrazione e l’inadeguatezza aumentano l’aggressività continua Lavenia. I nostri ragazzi non stanno elaborando nulla. Non hanno un presente che gli permette di costruirsi un futuro. La perdita della socialità, della dimensione della scuola come luogo di aggregazione, del divertimento e dello sport hanno acuito sensazioni di insoddisfazione, solitudine e frustrazione che possono esprimersi in situazioni emotive vissute dai più fragili o più sensibili come intollerabili».

Questi ragazzi stanno cercando di mostrare la loro frustrazione compiendo azioni che li portano a superare i propri limiti, è quanto emerso anche dai dati di una survey dell’Associazione Nazionale Di.Te., condotta in collaborazione con il portale Skuola.net e con VRAI, presentati durante la IV Giornata Nazionale sulle dipendenze tecnologiche, GAP e Cyberbullismo, nello scorso novembre, su un campione di 3.115 studenti di età compresa tra gli 11 e i 19 anni. Circa il 34% ha partecipato a sfide online, una percentuale allarmante già aumentata a distanza di pochi mesi dall’indagine fatta. Dati allarmanti che portano alla luce «il senso di inadeguatezza che i nostri figli vivono nell’ambiente scolastico e famigliare, un senso che molto spesso li porta a voler cercare di superare i propri limiti solo per mostrarsi all’altezza o per venire accettato dai compagni».

Cosa si può fare?

«Bisogna assolutamente intervenire altrimenti sentiremo sempre di più parlare di questi casi. Bisogna fermarsi e pensare a cosa è veramente utile oggi per i nostri figli, mettersi nei loro panni, capire cosa stanno provando», conclude Lavenia.

Giuseppe Lavenia è psicologo e psicoterapeuta, Presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo. Dal 2002 si occupa di dipendenze tecnologiche ed è Direttore Responsabile dell’Area Nuove Dipendenze del Centro Salus e di Dipendenze.com. Dal 2013 è Vice Presidente dell’Ordine degli Psicologici della Regione Marche e consigliere nazionale ENPAP. Oltre alle numerose pubblicazioni scientifiche su riviste di settore accreditate sulle tematiche delle dipendenze, è autore di “Voglio il Cellulare” (Mondadori, 2020), “Mio figlio non riesce a stare senza cellulare” (GiuntiEdu, 2019), “Le dipendenze Tecnologiche. Valutazione, diagnosi e cura” (Giunti, 2018), “Internet e le sue dipendenze. Dal coinvolgimento alla psicopatologia” (Franco Angeli) ed è coautore del romanzo clinico che racchiude quattro racconti sul tema delle internet dipendenze intitolato “Net Addiction. Prigionieri della rete” (Delos Digital). Attualmente è Docente a contratto di Psicologia del lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università degli Studi di Ancona, già docente di diversi insegnamenti presso l’università degli Studi di Chieti e Urbino (Psicologica dell’Età Evolutiva, Psicologia della Salute e Nuove Dipendenze, Psicologia Dinamica, Teorie e tecniche del colloquio psicologico, psicologia clinica). Partecipa a Congressi in ambito nazionale e internazionale, scrive e collabora con diverse testate giornaliste, radio e Tv.

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Raffaele