Quelli della generazione adulta la ricordano per i successi degli anni ’80 quando, con brani come ‘Sha la la‘ o ‘Le ragazze di Gauguin, si impose al grande pubblico, gettando le basi per una carriera cantautoriale che ancora oggi la trova in prima linea tra le più attive rappresentanti della causa femminista.
Per i più giovani è una ‘coach’, ed ex direttrice musicale dei talent televisivi, e questo basta a farne un personaggio da rispettare.
In realtà, per chi ha ‘frequentato’ gli anni ’70, Grazia Di Michele era una musicista ‘impegnata’ (come si diceva allora), ed il suo antifascismo era noto. La giovane di origini abruzzesi infatti aveva fondato il gruppo musicale l’Ape di Vetro, insieme alle due colleghe musiciste Clelia Lamorgese e Chiara Scotti. Tra cover straniere e qualche canzone ‘popolare’, le tre cantavano soprattutto i diritti dei meno fortunati, denunciando soprusi e malcostumi – ovviamente politici – di quegli anni. Dopo una breve esperienza alla consolle dell’allora gettonatissima Radio Città Futura, chitarra alla mano Grazia esordisce da solista al Folkstudio di Roma, fucina dei talenti capitolini.
Come abbiamo visto, negli anni Grazia Di Michele ha diversificato la sua attenzione nel settore artistico-letterario. Ha scritto centinaia di canzoni per sé e per altri artisti, prodotto giovani talenti, collaborato con numerosi musicisti, italiani e stranieri, cantando o scrivendo brani con o per loro. Da qualche anno collabora anche con l’’Huffington Post‘, con un blog intitolato ‘Le vie dei canti’, e con OptimaMagazine, per il quale cura una rubrica scrivendo principalmente di musica.
Ed ora questa ‘fertile’ artista torna alla ribalta delle cronache, ‘anche’ per la sua prima volta da scrittrice, presentando un romanzo per Castelvecchi (‘Apollonia‘), che presenterà al pubblico domani alle ore 18 presso la Libreria Feltrinelli di via Appia.
Un romanzo di debutto, che sarà introdotto dalla giornalista Carlotta Tedeschi, narra una storia di dolore ma anche di ‘conquista’: la capacità di accettarsi e ‘vincere’ semplicemente riuscendo a condurre un’esistenza serena, nonostante ‘se stessi’. Come spiega la nota stampa che accompagna questa avventura editoriale, nata ‘difettosa‘, settimina, continuamente malata, Apollonia cresce in un piccolo paese del Sud in una famiglia di imprenditori della seta. Contrariamente ai suoi fratelli è gracile, ha gli occhi scuri di una zingara e ha il dono della visione. Le sue previsioni sono spesso catastrofiche. E’ lei che con disarmante innocenza svela in pubblico la doppia vita del padre, che predice una gravidanza difficile della madre, la morte di un collaboratore della famiglia e un imminente disastro economico. Gode persino di qualche giorno di venerazione, quando nell’acqua del mare, suo malgrado, trova due occhi verdi che la folla attribuisce alla statua di Santa Pallida, rinvenuta anni prima ma senza occhi. Sempre lei di notte, sonnambula, resuscita e libera gli animali imbalsamati dal nonno. Si guadagna una posizione da reclusa, affidata alle cure di una domestica premurosa, Alfonsina, che la cresce a carne di cavallo e malocchi, riconoscendone però la santità. Esce solo per recarsi a scuola o – spinta dalla sorella Rosalba, che vuole ampliare e sfruttare le sue doti – per frequentare Donna Augusta, la temuta medium del paese. Rosalba, sana di corpo e di testa, è la prescelta della famiglia e presto le sue qualità la portano ad essere prima ballerina al San Carlo, mentre il fratello Vanni abbraccia la protesta proletaria in pieno conflitto con le posizioni della famiglia. Ultima nata in casa è Pietra, unica sopravvissuta a un parto gemellare, cresce nell’indifferenza della madre, depressa dopo averla messa al mondo, e assimila il gergo sgrammaticato di Alfonsina. Apollonia deve vedersela con i pregiudizi del paese, col busto di ferro per correggere la sua schiena, con gli zigomi da zingara, con le sue febbri improvvise, e la salute troppo precaria, le gambe troppo gracili, i denti troppo fragili. Con la bellezza luminosa di Rosalba. Con una madre depressa e un padre assente, con una domestica invadente e un fratello irrisolto. Ma cresce nella verità, riconosce l’amore dove manca e dove abbonda. E si innamora di un ragazzo “chiacchierato” in cui riesce infine a rispecchiarsi.
Ma attenzione, non dimenticando certo la sua molteplice ‘essenza artistica’ (è cantautrice, musicoterapeuta, insegnante di canto, ed attrice), Grazia non poteva non accompagnare questo debutto da scrittrice trascurando le sette note. Così, terminata la presentazione di ‘Apolonnia’, la Di Michele imbraccerà la chitarra per prodursi in un acustico show-case, nell’ambito del quale presenterà alcuni brani tratti da ‘Sante Bambole puttane‘ (Incipit Records / Egea Music), scritto con la sorella Joanna e, come vedremo, ‘molto’ legato al libro stesso.
Nel suo nuovo album la compositrice ed interprete racconta la storia di 10 donne non famose, bambine, adolescenti e mature che attraversano il mondo, la nostra stessa vita, come ombre cui è negato ogni diritto di esistere davvero; donne su cui gli uomini a volte proiettano le proprie fantasie, ignorando e negando la loro identità. C’è Lora, una vita trascorsa in vetrina ad Amsterdam con il rimpianto di un amore; Amina, pronta per partire verso una nuova vita da migrante; Irina, artista di strada perduta in città disumane; Helen, ispirata dalla suora protagonista di “Dead man walking”; Sonia, una casalinga che subisce i soprusi di un marito violento…
Sono storie di una estrema attualità e intimità che condiscono di neorealismo un album dalle sonorità più ricercate: ad accompagnare Grazia ci sono i suoi fedeli musicisti che la accompagnano nei concerti europei (Andy Bartolucci, Marco Siniscalco, Fabiano Lelli) ma anche altri collaboratori storici, come Fabrizio Puglisi, Filippo De Laura, Marco Valerio Cecilia, Claudio Bartolucci, Saverio Capo, Antonello Sorrentino, Francesco Sciarretta, Andrea Leali e Daniela Iezzi. Patrizio Fariselli con il suo pianoforte e la sua energia è l’ospite di Lora, brano scelto come primo singolo, mentre la ballata folk Apollonia ispira anche la storia della giovane protagonista del romanzo dall’omonimo titolo, scritto con garbo, ritmo, sentimento e poetiche introspezioni autobiografiche.
Max