“Crediamo che sussista una piena responsabilità sulla società produttrice del vaccino Astrazeneca S.p.A., per aver colposamente omesso nelle note informative dello stesso farmaco gli effetti collaterali, quali le trombosi polidistrettuale e trombocitopenia, occorsi su Zelia, che ne hanno provocato il decesso”. E’ la denuncia dell’avvocato Valerio Messina, legale della famiglia di Zelia Guzzo, l’insegnante di 37 anni morta a Gela, in Sicilia, dopo avere fatto il vaccino Astrazeneca. La donna, sposata, aveva un bambino di neppure due anni. Nei giorni scorsi la Procura di Gela ha chiuso l’indagine a carico dei medici e degli infermieri che avevano in carico la donna. Per i pm “non ci sono correlazioni di rilievo penale” tra la somministrazione del vaccino AstraZeneca e la morte dell’insegnante “imputabili a medici o sanitari che hanno avuto in cura la donna”. L’inchiesta nei confronti di ignoti era per omicidio colposo. Lo scorso primo marzo era stato somministrato il vaccino all’insegnante, che è morta tre settimane dopo. Per domani mattina, alle 9.15, il marito, Andrea Nicola Nicosia, ha organizzato una manifestazione silenziosa di protesta davanti al Tribunale di Gela.
Secondo la famiglia, rappresentata dall’avvocato Valerio Messina con l’avvocato Antonio Cozza del foro di Perugia, la “omissione di alcuni rischi di trombosi nelle note informative” del vaccino, come spiega all’Adnkronos, “non ha permesso alla insegnante di auto determinarsi in maniera libera e consapevole in ordine alla vaccinazione, che ricordiamo è frutto di un atto di amore verso se stessa e verso gli altri”. Il legale ricorda: “E’ stato riscontrato scientificamente il nesso eziologico tra l’inoculazione del vaccino Vaxzevria Anti-covid 19 ed il decesso della signora Zelia Guzzo, in assenza, frattanto, di alcuna concausa”. E ricorda: “La consulenza tecnica a firma dei c.t.p.m., capeggiati dal professor Cristoforo Pomara, nominati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Gela, invero, mettono nero su bianco che la causa della morte della signora Guzzo è avvenuta per trombosi polidistrettuale e trombocitopenia, quali reazioni avverse da vaccino Astrazeneca”.
“A quel punto la Procura di Gela nelle persone dei sostituti procuratori Ubaldo Leo e Gaetano Scuderi coordinati dal Procuratore Fernando Asaro, chiedevano l’archiviazione del caso, poiché se da un lato veniva accertata una responsabilità oggettiva , dall’altro non emergono- a parere dei pubblici ministeri- indizi di reità su determinati soggetti”, proseguono i legali. “Dagli elementi raccolti unitamente all’ausilio dei consulenti tecnici di parte, Mauro Bacci e Carmine Gallo, ci risultano degli importantissimi studi condotti da una equipe di scienziati americani, risalenti ad oltre un decennio fa e segnatamente nell’anno 2007, che dimostrano come l’adenovirus (vettore virale utilizzato dal vaccino astrazeneca) provocasse trombosi diffusa e trombocitopenia, una volta entrato a contatto con gli organismi umani”, spiegano ancora.
“Tali studi , ignorati colposamente, sono stati pubblicati nella rivista blood, quale fonte medico scientifica di autorevolezza mondiale, citata tra l’altro quale fonte di approfondimento dai C.T.P.M. firmatari della consulenza tecnica de qua”, aggiunge l’avvocato Messina. E per domani mattina, il marito della donna e i parenti e gli amici si sono dati appuntamento davanti al Tribunale di Gela. (di Elvira Terranova)